Crediti Mps, chiesti quattro rinvii a giudizio

Il procuratore di Milano Viola chiede il processo per gli ex vertici della banca Profumo, Viola e Tononi e per l’ex dirigente Betunio

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di Pino Di Blasio

La richiesta della procura di Milano, firmata dai due pm Roberto Fontana e Giovanna Cavalleri, e avallata dal procuratore capo Marcello Viola, era attesa da tempo. Vista la mole di perizie e consulenze, a partire da quella ’monumentale’ firmata da Gian Gaetano Bellavia e Fulvia Ferradini, sui crediti deteriorati del Monte dei Paschi e su come sono stati appostati nei bilanci, con relativi accantonamenti prudenziali, dal 2014 al 2016. Alla fine della lunga inchiesta, partita nelle more del processo sui derivati Alexandria e Santorini, la richiesta della procura è di quattro rinvii a giudizio per false comunicazioni societarie, falso in prospetto e aggiotaggio, ovvero manipolazione dei mercati.

Gli ex vertici del Monte dei Paschi rimasti "nella rete" dei pm sono gli ex presidenti Alessandro Profumo (oggi alla guida di Leonardo) e Massimo Tononi (attuale presidente di Banco Bpm), l’ex amministratore delegato Fabrizio Viola e l’ex dirigente Arturo Betunio. Le contestazioni degli inquirenti ruotano principalmente sulla contabilizzazione delle rettifiche e degli accantonamenti a bilancio per la mole miliardaria dei crediti deteriorati emersa nei bilanci del Monte dei Paschi, dopo la bufera finanziaria seguita dal crac Lehman Brothers e, per Siena, appesantita dalla zavorra dei miliardi spesi per l’acquisto di Antonveneta con soldi ’cash’, senza scambi azionari.

Le oltre 6mila pagine della perizia Bellavia-Ferradini avevano ripercorso quattro anni di bilanci annuali e semestrali della banca, concludendo che i vertici di Rocca Salimbeni non avevano contabilizzato in maniera tempestiva crediti deteriorati per 11,4 miliardi di euro. E gli accantonamenti e rettifiche tardive sarebbero stati reiterati dal dal 2012 al 2017.

Non è stata l’unica perizia commissionata dalla procura milanese. Dopo che il gip Guido Salvini aveva rigettato le richieste di archiviazione presentate dai tre pm Clerici, Baggio e Civardi (poi indagati a Brescia e prosciolti, ma questo è un altro dei tanti rivoli delle inchieste su Mps), altri due commercialisti, Stefania Chiaruttini e Luca Minetto, hanno stilato e presentato una consulenza ai nuovi pubblici ministeri, Fontana e Cavalleri.

Se vi siete persi tra tutti questi nomi, il bello deve ancora venire. Perché da quelle perizie partirono una raffica di avvisi di garanzia, che avevano come bersaglio tutti i presidenti e amministratori delegati del Monte dei Paschi negli anni contestati. Il paradosso fu che nell’inchiesta finirono anche l’ex presidente Stefania Bariatti, che solo per pochissimi giorni entrò nel calderone dei bilanci non corretti, l’ex ad Marco Morelli, che appena arrivò a Rocca Salimbeni, attò una rigorosa politica di accantonamenti per abbassare la montagna di crediti deteriorati, e l’ex presidente Alessandro Falciai, predecessore della Bariatti.

Di quel lungo elenco sono rimasti solo in quattro. E i bilanci contestati sono quelli del 2014, 2015 e relazione semestrale del 2016. Il procuratore Viola ha comunicato che "la posizione di Banca Mps verrà definita separatamente". Stralciato il ruolo della banca nella vicenda npl, terzo filone d’inchiesta a Milano. E la differenziazione di posizioni tra l’istituto e gli ex vertici è l’altra novità importante delle richieste di ieri. Può essere anche il prodromo di un’archiviazione, come è accaduto per gli altri prosciolti.

L’unico a commentare la mossa della procura è stato Alessandro Profumo: "Sono tranquillo. Ho operato correttamente, nel pieno rispetto del (mutevole) quadro normativo e sempre nell’ambito di un proficuo e condiviso confronto con le Autorità di controllo".

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