
Alessandro Cozzi
Milano, 9 giugno 2017 - "Alfredo mi aveva detto che voleva restare da solo ma non avrei mai pensato che volesse togliersi la vita". Lo ha detto stamani in aula, rendendo dichiarazioni spontanee alla Corte d'Assise di Milano, l'ex conduttore tv Alessandro Cozzi a processo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione dell'imprenditore Alfredo Cappelletti, morto il 13 settembre 1998.
Un caso rimasto irrisolto e poi riaperto di recente con nuove indagini. Cozzi, già condannato in via definitiva a 14 anni per avere ucciso nel 2011 Ettore Vitiello, titolare di un'agenzia di lavoro, ha raccontato che poche ore prima della morte di Cappelletti (il caso all'epoca venne archiviato come suicidio) ebbe un colloquio "denso", anche caratterizzato da "toni duri" con l'amico ventennale e capo di un'agenzia di formazione di cui Cozzi era consulente.
"Lui aveva una relazione extraconiugale - ha spiegato l'imputato che si professa innocente - e voleva abbandonare la famiglia, che mi chiamò per dirmi di parlargli. Quel pomeriggio - ha aggiunto - lui si aprì e mi disse che era a disagio per colpa dell'ischemia che lo aveva colpito mesi prima. Poi mi disse che voleva restare solo per riflettere. Ci penserò fino alla fine dei miei giorni".
Cozzi è stato mandato a processo nel settembre scorso, a quasi 20 anni dalla morte, dopo l'imputazione coatta disposta dal gip Franco Cantù Rajnoldi, che aveva riscontrato "assordanti analogie" tra l'omicidio di Vitiello, ammazzato da Cozzi per un debito a coltellate, e la morte di Cappelletti, all'epoca archiviata come suicidio.
L'uomo venne trovato morto con una coltellata al petto nel suo ufficio milanese e le indagini sono state riaperte qualche anno fa dal pm Maurizio Ascione. Cozzi ha raccontato alla Corte che Cappelletti "era cupo" dopo essere tornato al lavoro dopo un'ischemia che lo aveva colpito nel giugno 1998. "Cercava di dare un'immagine rassicurante di sé - ha aggiunto l'ex conduttore tv - ma mi disse che non si piaceva e non si riconosceva. Per questo non provai nessuno stupore quando la famiglia mi chiese di parlargli".
Cozzi ha quindi raccontato i dettagli del ritrovamento del corpo di Cappelletti, nel pomeriggio del 13 settembre 1998: "Dopo avere aperto la porta, sono riuscito a vedere il corpo disteso per terra e la lama conficcata nella camicia insanguinata. Ho fermato Elisabetta (la figlia della vittima, ndr) per non farle vedere la scena". Infine, ha concluso, "ho dato una seconda occhiata e credo, ma non ricordo bene, di avergli toccato il collo per sentire il battito cardiaco".