Covid, "Per gli autistici tamponi salivari". La realtà? Qui ancora nessuno li fa

La Regione ha chiesto alle Ats di garantirli un mese fa, il ministero il 24 settembre. Associazioni e famiglie: impossibile trovarli

Vincenzo Troise con sua figlia Sara, di appena 8 anni

Vincenzo Troise con sua figlia Sara, di appena 8 anni

Milano, 23 gennaio 2022 -  La nota è stata inviata dalla Regione alle Ats più di un mese fa. E la Regione l’ha resa pubblica lo scorso 17 dicembre sul sito dell’agenzia di stampa della Giunta, dove la si può leggere tuttora: "La Direzione Welfare della Regione Lombardia – vi si annuncia – ha dato indicazione alle Ats di garantire l’uso dei tamponi salivari in individui fragili con scarsa capacità di collaborazione". Subito dopo si chiarisce che "gli individui fragili con scarsa capacità di collaborazione" sono quelli che non possono sottoporsi ad un tampone invasivo come quello nasofaringeo a causa di alcune disabilità. Un problema particolarmente avvertito da chi ha disturbi dello spettro autistico. Per queste persone, si legge nella nota della Regione, "è opportuno che le Ats garantiscano l’accesso all’utilizzo del tampone molecolare salivare". La direttiva è finalizzata anche "al monitoraggio della circolazione virale in ambito scolastico": da essa dipende la possibilità dei minori autistici di stare o no in classe. Ma ad oggi la Regione e le Ats non hanno ancora fornito alcun elenco, alcuna indicazione, sui punti tampone in cui è possibile sottoporsi al molecolare salivare. Le famiglie non sanno a chi rivolgersi. In queste settimane hanno ottenuto informazioni solo dopo telefonate “alla cieca“ o grazie al pressing di alcune associazioni della disabilità. Così si è saputo che l’ospedale Buzzi, a Milano, fa i salivari, ma solo in reparto. Punto. Da qui la protesta. "Nonostante l’indicazione della Direzione Welfare, nessuno sa dare informazioni certe su dove si possa eseguire un tampone salivare con certificazione – fa sapere Ledha –. Eseguire il tampone è un passaggio fondamentale per porre fine all’isolamento e tornare a scuola, al lavoro, alla vita di tutti i giorni". "È inaccettabile e discriminatorio lasciare le famiglie in questo vuoto di informazioni e di servizi" rimarca Fortunato Nicoletti, vicepresidente di “Nessuno è Escluso“. Ledha segnala il caso di Paolo, 53enne milanese con autismo: sua madre è risultata positiva al Covid il 3 gennaio, ma a lui non è stato concesso alcun test salivare. Paolo è stato sottoposto a tampone il 18 gennaio (15 giorni dopo la positività della madre) e si è trattato di un nasofaringeo. I sanitari sono dovuti ricorrere alla sedazione in vena per eseguire il test. Paolo è risultato positivo ma grazie alla mobilitazione di Ledha domani potrà verificare il suo stato di salute con un salivare al Buzzi. Vincenzo Troise, residente a Mediglia (Milano), fa invece parte di “Nessuno è Escluso“, e a sua figlia Sara, 8 anni, autistica con un ritardo psicomotorio, non è ancora riuscito a garantire alcun tampone salivare. "Da dicembre ad oggi Sara ne ha fatti solo di nasofaringei – racconta questo papà –. E solo chi conosce l’autismo sa cosa significhi: servono 4 persone per riuscire a testarla e poi non finisce lì. Sara resta scossa e in ansia tutto il giorno e noi ogni volta allertiamo lo neuropsichiatra per capire se sia il caso di darle dei calmanti. Serve un punto tampone per questi ragazzi, un servizio dedicato: Sara non può affrontare né lunghi viaggi né lunghe code. L’unica alternativa, oggi, è un centro privato che fa salivari. Ma a 75 euro l’uno. Per noi non è una scelta percorribile, vista la frequenza con la quale Sara deve sottoporsi ai test. Ma soprattutto non deve essere questa la soluzione. Bisogna che sia attuato quanto previsto dalla Regione".  

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