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Medici e infermieri senza vaccino Covid: in Lombardia quasi 500 sospesi dal servizio

Nei 488 sono compresi anche operatori e dirigenti sanitari. A livello nazionale oltre 1.600 dottori sospesi: ma molti rientrano dopo la dose di siero

Un'operatrice sanitaria si a vaccinare a Modena

Medici senza vaccino: per loro scatta la sospensione del servizio. E sono 488 i medici, infermieri, dirigenti ed operatori sanitari delle aziende pubbliche sospesi in Lombardia perché non hanno ricevuto il siero, stando ai dati regionali aggiornati al 5 novembre. Il computo è stilato sulla base di 1.334 atti di accertamento (86 più della precedente settimana). Sono invece 502 le persone riammesse in servizio. perché sono state vaccinate, 43 se ne sono andate (per pensionamento o dimissione) 159 sono state esonerate dalla vaccinazione e 23 hanno cambiato mansione.

Un numero importante, quello lombardo, anche se si guarda alla fotografia nazionale. Sono infatti 1.614, lo 0,3% del totale, i medici e gli odontoiatri non vaccinati attualmente sospesi dagli Albi, ai sensi del DL44. Lo ha comunicato la Fnomceo, la Federazione degli ordini dei Medici, che riceve via via il flusso di dati dagli Ordini provinciali, e che conta 468mila iscritti. A trasmettere i provvedimenti, ad oggi, 76 Ordini su 106: quelli che hanno ricevuto dalle Asl le notifiche delle sospensioni.

"Sospensioni che, nel complesso, sono state sinora 2.113 - ha spiegato il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. Di queste, ben 499, quasi una su quattro, sono state poi revocate, perché i colleghi si sono vaccinati. Per questo, è tanto più importante riuscire a completare il quadro, in maniera che tutti gli Ordini sappiano quanti dei loro iscritti non sono vaccinati, per poter intervenire".

"Secondo l'aggiornamento reso noto  dalla Fiaso, la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere, il 18,5% del personale in servizio negli Ospedali e nelle strutture sanitarie italiane ha già ricevuto la dose booster - ha sottolineato Anelli -. Questo dimostra che la stragrande maggioranza degli operatori sanitari, e non potrebbe essere altrimenti dati i percorsi di studi e professionali, ha piena fiducia nel vaccino. Vaccinarsi, per un medico, è un diritto, perché lo protegge dalla malattia, ma è anche un dovere deontologico ed etico, per non diventare veicolo di contagio e, non meno importante, per dare il buon esempio".