ANDREA GIANNI
Cronaca

Costi raddoppiati per importare il caffè, Guido Musetti: “Prenderlo al bar diventerà un prodotto d’élite"

Milano, “tempesta perfetta” nella tazzina. L’imprenditore: “Speculazioni in Borsa stanno facendo salire i prezzi, a questo si aggiunge il costo dell’energia e dei trasporti e la difficoltà nel reperire il prodotto”

Guido Musetti

Guido Musetti

Prima di arrivare sul bancone di un bar milanese, il caffè proveniente da Vietnam, India o Indonesia deve attraversare mezzo mondo via nave. Dall’Asia all’Europa seguendo la rotta africana del Capo di Buona Speranza per evitare il Canale di Suez sotto attacco. Poi l’approdo al porto di Amburgo, e il viaggio verso l’Italia via terra. "Per importare il caffè i costi sono raddoppiati, non solo per effetto della crisi del Mar Rosso", spiega Guido Musetti, al timone di un’azienda con 90 anni di storia alle spalle, tra i primi 10 gruppi italiani del settore, che importa quattro milioni di chili di caffè all’anno destinati a oltre cinquemila bar, ristoranti e torrefazioni. Un gruppo con circa 160 dipendenti che, nel 2020, ha acquisito anche la milanese Bonomi Spa, altra storica realtà di uno dei settori più impattati dai rallentamenti nella macchina della logistica e dei trasporti via mare.

Quanto pesa, nel vostro business, l’importazione di caffè dall’Asia?

"Il 65-70% del caffè proviene dal Brasile, per la miscela arabica. Per la robusta, invece, ci riforniamo da produttori in Vietnam, India, Indonesia e Africa. È su questi mercati che si stanno registrando i maggiori problemi, che stanno facendo raddoppiare i costi. Una doccia fredda, visto che nel 2023 eravamo riusciti finalmente a superare l’impatto negativo della chiusura dei pubblici esercizi durante la pandemia. I consumi avevano superato i livelli del 2019...".

Quali sono gli effetti, sulla vostra attività, della crisi del Mar Rosso?

"Il noleggio di un container, che prima costava circa duemila dollari, ora ne costa seimila. Il trasporto di un carico richiede fino a un mese e mezzo in più rispetto al passato, ma la logistica non è l’unico problema".

Quali sono gli altri fattori critici?

"Una concatenazione di eventi sta creando una tempesta perfetta. Speculazioni in Borsa stanno facendo salire i prezzi, a questo si aggiunge il costo dell’energia e dei trasporti e la difficoltà nel reperire il prodotto perché la coltivazione, anche a causa dei cambiamenti climatici, in alcune aree è diminuita. Il caffè, in un futuro non troppo lontano, potrebbe trasformarsi anche in Italia da prodotto di largo consumo a bene d’élite".

Quanto potrebbe costare, in futuro, una tazzina al bar?

"Nei prossimi 2-3 anni potrebbe salire a 1,50 euro, anche perché i prezzi attuali sono insostenibili anche per un barista. L’Italia è il Paese europeo dove il caffè al bar costa meno, ma questo potrebbe non durare a lungo".