MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Il boss Maiolo: "Gli sparo in bocca". L'ira contro il fratello, i soldi dai morti di Covid

Nove arresti, duro colpo alla Locale pioltellese della 'ndrangheta. Di nuovo in carcere il boss che avrebbe pure appoggiato un candidato sindaco

Il boss Maiolo: "Gli sparo in bocca". L'ira contro il fratello, i soldi dai morti di Covid

Milano, 13 dicembre 2022 - "Lui vuole tenere sotto scacco a tutti... la famiglia mia, se lui viene qua io lo ammazzo... Gli scarico fucilate che la pancia sai come gliela faccio? La prima gliela metto nella bocca... Sparato nella bocca vuol dire che se l’è cantata". L’ordine di omicidio del presunto boss Cosimo Maiolo, 58 anni, nei confronti del fratello Damiano rifugiatosi in Calabria non era stato “recepito“ e così si riservava di metterlo in atto direttamente, una volta che il fratello "infame" (ritenuto “impulsivo“, che aveva osato vendicarsi contro un albanese per uno sgarro tentando di ucciderlo a colpi di pistola in un bar a novembre del 2019 dopo che lui stesso era stato preso di mira) fosse tornato a Pioltello, il “feudo“ della Locale di ’ndrangheta di cui "io sono il responsabile".

Nove arresti

L’intenzione di sopprimere il fratello captata dalle intercettazioni rende l’idea di quanto la violenza fosse un principio cardine per il clan Maiolo-Manno. Ora 9 persone sono finite in carcere, tre delle quali già condannate in via definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso nell’ambito dell’operazione Infinito. La nuova ordinanza del gip di Milano Fabrizio Filice, eseguita dai poliziotti della Questura di Milano diretta da Giuseppe Petronzi, risultato delle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, tocca gli stessi Cosimo (che aveva scontato 11 anni e 4 mesi ed era sottoposto alla misura della sorveglianza speciale) e Damiano, oltre a familiari e sodali vicini anche a una famiglia di Cosa Nostra legata ai Rinzivillo: le accuse, associazione a delinquere di stampo mafioso, coercizione elettorale, traffico di droga, tentata estorsione, tentato omicidio e altri reati aggravati dal metodo mafioso.

I tentacoli della cosca

A fare luce sulle attività, i poliziotti della Prima sezione Criminalità organizzata della Squadra Mobile milanese diretti da Marco Calì: i tentacoli della cosca arrivavano ovunque. Pure in politica. Il clan avrebbe fatto "campagna elettorale" nel 2021 a favore del candidato sindaco per il centrodestra della cittadina Claudio Fina (non eletto) organizzando "un banchetto elettorale" anche per "l’aspirante assessore all’urbanistica Marcello Menni" e "invitando" le comunità di albanesi e pakistani a "votare per Fina e Menni", anche loro accusati "in concorso" di coercizione elettorale con aggravante mafiosa.

I guadagni sulle vittime del Covid

"Purtroppo è così, la politica è bella e sporca", commentava Cosimo parlando con un amico, vantandosi in un’altra circostanza di aver sostenuto la candidatura a sindaco del candidato di centrodestra Giovanni Sgroi a Rivolta d’Adda, in provincia di Cremona, che ha vinto le elezioni. Idee pure durante il lockdown. Omar Maiolo, uno dei figli del reggente, intuendo la possibilità di lucrare sul fenomeno del trasporto delle salme delle vittime del Covid, guardando le immagini della colonna di salme trasportate dall’Esercito spiegava come, attraverso una società intestata a un prestanome e l’emissione di false fatture, avrebbe potuto ottenere guadagni illeciti nel settore del trasporto feretri. "Io i furgoni li ho di là".

Dalla politica alla logistica

Altro business, quello della logistica. Salvatore, altro figlio, avrebbe creato società come la Thalia srl, anche attraverso prestanome, che "costituiscono meri serbatoi di personale da “affittare“ a committenti", alcuni di rilevanti dimensioni come Gls, tra i colossi del settore. Il clan avrebbe portato avanti "illecite somministrazioni di manodopera", come si legge negli atti, con "profitti a favore del sodalizio mafioso". In una intercettazione del gennaio 2020 Salvatore, parlando col cugino Giovanni (anche lui arrestato), gli spiegava che "un suo amico aveva stipulato un contratto con il corriere Gls per la gestione di 40 furgoni a 200mila euro al mese". E andava a caccia di "operai da impiegare nei cantieri interessati dal cosiddetto superbonus 110". Frequenti anche le estorsioni. A un imprenditore è stato chiesto "il 50% dei profitti" prospettandogli che se non avesse pagato gli sarebbero stati bruciati gli uffici. Seconda minaccia: "Ricordati che hai tre figlie".