
di Stefania Totaro
"Cosa Nostra decide della vita e della morte senza possibilità di replica. Carmelo Arlotta era un affiliato al mandamento di Riesi e non poteva rifiutarsi di partecipare, e con lui tutti quelli che gli stavano vicino, all’omicidio commesso a Muggiò perché qui esiste una colonia di riesini fedelissimi, pronti a collaborare e a fare sparire il cadavere". Una sentenza di morte annunciata quella toccata a Astrit Lamaj, l’albanese residente a Genova scomparso a 42 anni nel gennaio 2013 e rinvenuto cadavere nel gennaio 2019 dentro un pozzo del residence “Villa degli Occhi” a Senago. A spiegare le regole della mafia trapiantata in Brianza, un maggiore dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Caltanissetta, sentito come testimone ieri alla ripresa del processo davanti alla Corte di Assise di Monza che vede alla sbarra due dei cinque accusati, Francesco Serio, 45enne di Muggiò cugino di Arlotta, e Cosimo Mazzola, 54enne varesino, imputato di soppressione di cadavere. I muggioresi Carmelo Arlotta, diventato collaboratore di giustizia, e il fratello Angelo, nonché l’ex fidanzata della vittima, Carmela Sciacchitano, 63 anni, siciliana residente a Genova, hanno scelto il processo con il rito abbreviato. Per il pentito, l’albanese è stato attirato con la scusa di una compravendita di marijuana in un box a Muggiò, stordito con un colpo contundente e poi strangolato. La mandante dell’assassinio sarebbe la Sciacchitano, che voleva vendicarsi perché Lamaj l’aveva lasciata, dopo averle rubato gioielli per 100mila euro. Carmelina, che sui social si vantava di essere come Rosy Abate della serie tv, ha ricevuto l’ok all’esecuzione da Riesi e avrebbe chiesto di commettere l’omicidio prima a Carmelo Arlotta, che si era rifiutato, e poi a Giuseppe Cammarata, emigrato da Riesi a Muggiò, dove è stato arrestato nel 2014.
Secondo il maggiore dell’Arma, Riesi "è un mandamento mafioso di importanza nevralgica dove è in atto una guerra efferata tra Cosa Nostra legata a Totò Riina e la Stidda legata ai Riggio. La famiglia Cammarata gestiva il mandamento di Riesi e quando Giuseppe Cammarata è venuto a Muggiò per sfuggire alla faida, Carmelo Arlotta gli ha trovato lavoro in un bar". E ha dovuto obbedire, insieme ai parenti e agli altri affiliati, quando è stato chiamato per commettere il delitto dell’albanese. Così sostiene Carmelo Arlotta che, secondo l’ufficiale dell’Arma, è un personaggio attendibile. "Quando ha deciso di collaborare ci ha indicato dove era il cadavere di Astrit Lamaj e ci ha portato a Villa degli Occhi". Si torna in aula il 12 ottobre.