REDAZIONE MILANO

Milano, gli amici di Ramy Elgaml di nuovo in corteo: “Vogliamo giustizia, chi ha sbagliato deve pagare”

Appuntamento in Darsena con l’obiettivo di raggiungere il Corvetto dove viveva il 19enne. A organizzarlo il collettivo Rebelot e Rifondazione Comunista all’indomani della svolta giudiziaria che potrebbe portare a un fascicolo d’indagine con l’ipotesi di omicidio volontario nei confronti dei tre carabinieri coinvolti nell’inseguimento che si è concluso con la morte del giovane in via Ripamonti

Il corteo in piazzale XXIV Maggio è stato indetto da Rifondazione Comunista e dal collettivo Rebelot

Il corteo in piazzale XXIV Maggio è stato indetto da Rifondazione Comunista e dal collettivo Rebelot

Milano, 9 gennaio 2025 – Un centinaio di persone ha preso parte questa sera al corteo promosso dal collettivo Rebelot e da Rifondazione Comunista per chiedere "verità e giustizia" per Ramy Elgaml, il 19enne del Corvetto morto a novembre in via Ripamonti nell'incidente che ha coinvolto lo scooter inseguito dai carabinieri e guidato dal 22enne Fares Bouzidi. “Ci siamo subito mobilitati dopo la diffusione del video dell'inseguimento e abbiamo organizzato questa chiamata per amplificare le notizie e chiedere giustizia e verità”, hanno detto gli organizzatori che hanno dato appuntamento in piazza 24 Maggio, zona Darsena. Al corteo, diretto in via Ripamonti, partecipano anche la fidanzata del 19enne morto, Neda Khaled, e il fratello Tarek che rivolgendosi ai presenti ha detto “Voglio che sia una manifestazione tranquilla, con rispetto, perché con il casino non si risolve niente”. Poco dopo le 20 il corteo è arrivato nei pressi di piazzale Medaglie d’Oro, Porta Romana: uno sbarramento di auto della Polizia è stato posizionato all’inizio di corso Lodi, lungo il quale il corteo dovrebbe muoversi in direzione di piazzale Corvetto. 

Per tutti l'appuntamento era in zona Darsena
Per tutti l'appuntamento era in zona Darsena

La svolta giudiziaria

La decisione di organizzare un nuovo corteo è arrivata all’indomani della svolta giudiziaria, e cioè dopo che la Procura di Milano, ieri 8 gennaio, ha confermato che sta valutando di contestare l'ipotesi di reato di omicidio volontario, con dolo eventuale, ai tre carabinieri coinvolti nell'incidente che ha portato alla morte del 19enne in sella allo scooter guidato dall’amico, Fares Bouzidi. E ciò in relazione ai filmati (agli atti) che mostrano le fasi dell'inseguimento. Al momento sono tre i carabinieri indagati, sui sei intervenuti: il vicebrigadiere alla guida è indagato per omicidio colposo stradale (assieme a Bouzidi), altri due militari invece sono indagati per falso e depistaggio. 

Il fratello di Ramy El Gaml questa sera in piazzale XXIV Maggio
Il fratello di Ramy El Gaml questa sera in piazzale XXIV Maggio

Omicidio volontario?

A far scattare l’ipotesi di omicidio volontario con dolo eventuale sono dunque i filmati  che mostrano l’inseguimento avvenuto quella sera: la gazzella che sperona lo scooter, l'incitamento dei militari via radio a “stringere” il mezzo a due ruote guidato dal 22enne Bouzidi e gli ultimi metri in cui auto dei carabinieri e il T Max viaggiano allineati prima di abbattere un semaforo e fermarsi. Da un lato le analisi sul telefono di un giovane testimone per cercare tracce della cancellazione di un video, di cui ha parlato il ragazzo e che, a suo dire, gli sarebbe stata chiesta dai carabinieri. I video acquisiti, secondo la famiglia di Ramy Elgaml e i legali di Fares Bouzidi mostrano uno speronamento volontario.  

Corteo per Ramy partenza da piazza 24 maggio
"Giustizia per Ramy Elgaml". È questo ciò che chiedono i manifestanti che si sono riuniti in zona Darsena a Milano per un corteo in memoria del 19enne morto lo scorso 24 novembre durante un inseguimento con i carabinieri, 09 gennaio 2025. ANSA/MATTEO CORNER

L’inseguimento

Sono i nuovi passaggi nell'inchiesta sulla morte, il 24 novembre, del 19enne che era a bordo di uno scooter guidato dall'amico e inseguito per 8 chilometri, fino all'angolo tra via Ripamonti e via Quaranta, da tre pattuglie dei carabinieri. Il militare che era alla guida della macchina che tallonava la moto nelle fasi finali è indagato per omicidio stradale, così come Bouzidi. Altri due militari sono accusati di reati che vanno dalla frode processuale e depistaggio al favoreggiamento, ma pure le posizioni degli altri tre carabinieri sono al vaglio nell'inchiesta coordinata dal procuratore Marcello Viola, dall'aggiunta Tiziana Siciliano e dai pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini e condotta dal Nucleo investigativo dei carabinieri. 

"Giustizia per Ramy Elgaml". È questo ciò che hanno chiesto e urlato i manifestanti
"Giustizia per Ramy Elgaml". È questo ciò che hanno chiesto e urlato i manifestanti

L'elenco degli indagati potrebbe anche allungarsi, così come si profila l'ipotesi di falso per l'annotazione, che non segnalava nemmeno un urto tra auto e scooter, nel verbale di arresto a carico di Bouzidi per resistenza. Le valutazioni principali, però, vengono fatte sulla ricostruzione dello scontro tra auto e moto e prende corpo l'ipotesi dell'omicidio volontario con dolo eventuale, ossia con l'accettazione del rischio che l'evento morte si verificasse, proprio alla luce delle immagini acquisite, che riportano anche i dialoghi via radio tra i carabinieri e in cui si farebbe riferimento al far "cadere" i ragazzi.

Il corteo in memoria di Ramy Elgaml
Il corteo in memoria di Ramy Elgaml

Le parole del comandante Solazzo

Intanto, il comandante dei carabinieri di Milano, Pierluigi Solazzo, ha espresso "tutto il cordoglio dell'Arma per quanto è successo, per la malaugurata scomparsa di Ramy", evidenziando che il padre ha mostrato "grande senso di responsabilità e grande senso civico". Il generale ha sottolineato, poi, che il video dell'inseguimento ripreso da una dash cam di una delle macchine è stato messo a disposizione dagli stessi militari e ciò "dimostra tutta la volontà di agire in trasparenza". 

Il comandante dei carabinieri Pierluigi Solazzo
Il comandante dei carabinieri Pierluigi Solazzo

Il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha parlato del suo "sgomento per la morte di Ramy" e della necessità di "difendere le forze di polizia perché l'inseguimento era da protocollo, giusto e doveroso". Per il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, "le immagini danno un segnale brutto, non c'è dubbio, brutto. Però - ha aggiunto - attendiamo che la giustizia faccia il suo corso". E l'ex capo della polizia Franco Gabrielli, ora consulente alla Sicurezza di Sala, ha fatto notare che "quella non è la modalità corretta con cui si conduce un inseguimento perché c'è pur sempre una targa, un veicolo", ma non serve nemmeno "l'eccessiva a criminalizzazione degli operatori delle forze dell'ordine".