
Mario Milesi
Corsico (Milano), 21 febbraio 2021 - Nei ricordi dei corsichesi c’è il negozietto di via Cavour: le bici appese e l’odore delle gomme nuove. Era il laboratorio di Mario Milesi, il meccanico dei campioni di ciclismo, scomparso a 89 anni per covid. Nelle foto in bianco e nero alle pareti, c’è il “cannibale“ Eddy Merckx curvo sulla sua bici, che spinge sui pedali in salita, coi polpacci gonfi e il sudore che scende sotto il berretto. Alle sue spalle, l’auto ammiraglia, quella che segue i corridori in gara, carica di ruote di ricambio, pronte per essere infilate se il ciclista forava. Dal tettuccio delle ammiraglie sbucava lui, il Mariett.
Milesi era nato a Modena, ma arrivato a Corsico con la famiglia ancora in fasce. Qui è cresciuto, qui ha fatto la storia. Una storia che parte dalla città e varca i confini. Essere il meccanico di Merckx quando correva alla Faema Faemino (Faema era l’azienda delle macchine per il caffè di Binasco) gli aveva fatto guadagnare onori anche fuori dall’Italia.
Negli anni Settanta il quotidiano francese Le Parisien aveva dedicato un articolo al "mécano d’Eddy", "un uomo semplice, con lo sguardo candido, un po’ come Cucciolo di Biancaneve. Magro come una sardina, peserà 45 chili. È l’ultimo ad andare a dormire, verso mezzanotte, e il primo a svegliarsi, alle cinque. Perché tutto deve essere perfetto, ogni ingranaggio e componente delle bici". Il quotidiano francese chiudeva l’articolo dicendo che un po’ delle vittorie di Eddy erano anche di "Mario, l’uomo di Corsico".
E Mariett ne ha viste tante di vittorie, di successi. Da meccanico della nazionale italiana, seguendo la squadra ai mondiali di ciclismo, riparando le due ruote di Francesco Moser e Claudio Corti, aiutando a conquistare il podio in competizioni internazionali, fra cui i mondiali del 1977 di San Cristóbal, in Venezuela. Mariett "sentiva" la bicicletta, il rumore, il respiro.
Una passione che ha trasmesso al figlio Carlo, che ne ha raccolto l’eredità e continua a portare avanti l’amore per le bici nel negozio di via Sant’Adele.
Parlava milanese il Mariett, lo sguardo severo ma generoso. Accoglieva i ragazzini che portavano le gomme a gonfiare come fossero tutti figli. Quei bambini che aspettavano la fine della scuola e la promozione per meritarsi una bici Milesi che sognavano, desiderata e ammirata davanti alle vetrine del negozio. Gli stessi bambini che, trent’anni dopo, sono tornati con i figli e poi con i nipotini, a comprare le prime bici con le rotelle. Corsico non dimentica il suo re della bicicletta, l’orgoglio cittadino che rimane testimonianza di ricordi e storia.