
L’ultimo saluto sul sagrato della chiesa al giovane Filippo
Corsico - Hanno scelto fiori colorati e girasoli, da mettere sopra la cassa marrone chiaro. "Perché Filippo era luminoso, come il sole", sorridono gli amici. In trecento, almeno, erano presenti ieri mattina dentro e fuori la chiesa di San Pietro e Paolo, radunati a semicerchio, come in un potente abbraccio alla famiglia. "So di chiedervi tanto domandandovi oggi di pregare – si è rivolto don Davide ai genitori Alda, Alessandro e alla sorellina Sara – per questo, se non ve la sentite, vi capisco: ci siamo noi qua per voi, lo faremo noi al vostro posto. Perché il nostro posto ora è accanto a voi". Lo strazio per la morte di Filippo Tafuro si vede negli occhi sopra le mascherine, nello sguardo assente dei genitori, nelle lacrime della mamma che non finiscono, inconsolabili. Si scruta nelle espressioni dei ragazzi, alti un metro e ottanta, con le tute aderenti e le magliette, le scarpe da ginnastica e lo sguardo duro degli adolescenti, sgretolato dietro al dolore che li fa piegare in due e piangere. La sorellina Sara ha un cuscino di rose in mano, ma non ce la fa a posizionarlo sopra la bara del fratello, si stringe ai parenti, vede i genitori dilaniati dalla sofferenza.
C’è dolore, ma anche rabbia, delusione, smarrimento, come sottolinea il don che era stato docente di religione di Filippo, prima che iniziasse a frequentare l’istituto professionale Ikaros di Buccinasco con cui era in gita quando è successo il tragico incidente in bici, in Val di Fassa, venerdì scorso. Una caduta terribile: il 16enne ha battuto con violenza la testa e non c’è stato nulla da fare per salvarlo. "Mi voglio rivolgere a voi, ragazzi – ha detto don Davide dall’altare –, perché Filippo ci ha lasciato in dono il suo ricordo, quello che era, la sua intelligenza, la generosità, la sua simpatia. Ci lascia in dono così tanto da renderlo indimenticabile. Ora voi ragazzi siete segnati da un dolore terribile, ma questo dolore lo dovete trasformare in consapevolezza, nella voglia di vivere una vita piena, di donare sempre voi stessi agli altri, anche quando la vita vi mette davanti prove che sembrano enormi". Tra gli applausi e le lacrime, la macchina lunga inghiotte la cassa marrone e va verso il cimitero, per l’ultimo saluto a Filippo.