Milano - I corrieri in bicicletta si candidano come protagonisti del trasporto merci nella Milano a velocità massima 30 chilometri orari, che potrebbe delinearsi dopo l’ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale per una città “slow“. "Siamo la migliore opzione per lo sviluppo della logistica sul territorio ma abbiamo bisogno di infrastrutture adeguate", spiegano.
Un settore che a Milano è in costante crescita, fotografato dai dati presentati ieri dall’associazione di corrieri in bicicletta Messengers United a Palazzo Marino, davanti alla commissione consiliare congiunta Sviluppo economico e Politiche del lavoro. A Milano sono 80 i corrieri in bicicletta che, a differenza dei rider impiegati dalle piattaforme del delivery, trasportano soprattutto buste, merci e pacchi anche dal peso superiore a 100 chili. Percorrono in media mille chilometri al mese, con 50mila spedizioni movimentate e un risparmio stimato di 450 chili di Co2. Una torta spartita da cinque compagnie, che operano sulle strade di Milano: tra queste Urban Bike Messengers, la più antica, Bicicouriers, Corrieri della Madonnina, Social Delivery. Fanno concorrenza alle aziende che si occupano di consegne in scooter.
"Siamo partiti consegnando buste – spiega Alessio Matera, nel settore da dieci anni – mentre ora si muovono merci molto più voluminose e di ogni genere, grazie all’espansione dell’e-commerce. Il numero dei corrieri aumenta mese dopo mese, il problema è che si fa fatica a trovare nuovo personale, anche perché la selezione è molto alta". Un business che potrebbe crescere sull’onda delle misure per ridurre il traffico sulle strade di Milano, e per costruire una ipotetica città a velocità massima 30 chilometri orari, lasciando il limite di 50 solo su alcune arterie. Simone Megna, corriere in bici dal 2015, parla di valori come "senso di appartenenza a una comunità, altruismo, solidarietà e attenzione all’ambiente".
Avanzano di fronte ai consiglieri la candidatura come "protagonisti della nuova logistica", proponendo anche incentivi per aziende e negozi che si servono di sistemi per le consegne a impatto zero. Un settore più strutturato rispetto alla giungla dei rider, pagati nella maggior parte dei casi a cottimo e senza un punto d’appoggio. Ma con quali contratti lavorano i corrieri? "Da noi c’è chi ha il contratto collettivo della logistica – spiega Matera, che lavora per Bicicouriers – chi è a partita Iva e chi ha un contratto a chiamata. A tutti i corrieri viene garantito un numero alto di consegne". Urban Bike Messengers, invece, segue un altro modello. Tutti sono assunti: alcuni con il contratto collettivo della logistica, mentre altri con il contratto collettivo “costruito“ dall’ex ministro del Lavoro Luigi Di Maio per regolare, senza troppo successo, il settore dei rider. "È stato modificato aggiungendo alcuni aspetti – spiega Megna in audizione – e validato dall’Ispettorato del Lavoro di Milano".