MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Coronavirus, Luca Paladini: "Tanta paura di morire, finalmente torno a casa"

La voce de “I sentinelli“, dimesso dal San Carlo dopo il coronavirus. Una gioia a metà perché il padre è ancora ricoverato

Luca Paladini de "I Sentinelli"

Milano, 28 aprile 2020 - «Oggi torno a casa. Dopo 16 giorni. Dopo 384 ore. Dopo aver visto della gente crepare, dopo aver guardato altri piangere di gioia. Dopo aver attraversato ogni grado di emozione. Oggi torno a casa dopo aver avuto paura di morire". Il peggio è passato per Luca Paladini, 50 anni, dimesso ieri dall’ospedale San Carlo dove era stato ricoverato per Covid. Il portavoce de "I Sentinelli" di Milano, movimento che si batte contro discriminazioni e violenze, ora sorride anche se a metà perché il papà ottantaquattrenne è ancora ricoverato nello stesso ospedale. Il virus aveva preso di mira alla fine di marzo l’anziano genitore, che era stato prima accompagnato alla Multimedica di Sesto, da cui era stato dimesso "incredibilmente senza aver effettuato il tampone, anche se stava male - aveva raccontato Luca Paladini su queste pagine - e rimandato a casa da due soggetti a rischio". La moglie settantottenne, malata oncologica, e il figlio Luca, diabetico, poi entrambi risultati positivi. Luca è finito al San Carlo l’11 aprile.

Lei e suo padre vi siete mai visti, da ricoverati?

"No. Abbiamo sempre comunicato con videochiamate. Ora è in pneumologia, ha avuto un recupero imprevisto. È ancora incredibilmente tanto attaccato alla vita da non mollarla".

Lei adesso è a casa sua o con la mamma? "Sono a casa mia, dovrò stare in isolamento fino alla completa guarigione. L’11 maggio effettuerò il tampone. Il mio compagno Luca (pure lui non sta bene, anche se secondo i tamponi è negativo) è con mia madre. Il caso della mamma mi preoccupa perché non può affrontare la chemioterapia, per non fare largo al virus abbassando le difese immunitarie".

In che reparto è stato ricoverato?

"Quasi sempre in terapia sub intensiva. C’è stata una notte in cui stavo talmente male che i medici avevano deciso di farmi firmare il consenso informato per intubarmi. Ma il casco cpap per la ventilazione, che ho indossato dopo la mascherina per l’ossigeno, per fortuna ha cominciato a fare effetto, migliorando l’ossigenazione".

Com’è stato indossarlo?

"Un’esperienza tremenda, sembra di avere in testa un casco da astronauta e di entrare in una sorta di galleria del vento, con un fischio incessante".

Dopo ha cambiato reparto?

"Sì. Sono stato trasferito in uno stanzone in cui pensavo di trovare persone con condizioni simili alle mie. Ma non era così: sentivo starnutire e tossire, ho avuto paura di nuovo. Ci tengo però a ringraziare medici e infermieri, che hanno sempre mostrato una professionalità e un’umanità eccezionali"

Come ha trascorso il 25 aprile?

"Ho trasmesso un video-messaggio in collaborazione con Anpi e altre realtà. I Sentinelli sono antifascisti, ho voluto parlare dall’ospedale. La mia testimonianza in un momento così ha il valore di una nuova forma di Resistenza. In privato, invece, il mio compagno e mia madre mi hanno videochiamato mentre cantavano Bella Ciao sul balcone: è stato come essere con loro".

Qualche incontro che porterà nel cuore?

"Quello con il signor Aldo, di 70 anni, più preoccupato all’idea di non salutare sua moglie che di morire".