Coronavirus, primi casi tra i rider: "Lavoriamo senza protezioni"

I fattorini chiedono tutele anche sui salari: "Trattati dai locali come untori e appestati"

Un rider per le vie di Milano

Un rider per le vie di Milano

Milano, 12 marzo 2020 - «Basta lavorare senza dispositivi di sicurezza, in piena emergenza sanitaria non siamo monatti». È la protesta, che prende forma in un messaggio su Facebook, dei rider del collettivo Deliverance Milano, che spiegano di essere «tra le categorie più esposte al contagio, occupandoci di consegne a domicilio», ma di essere privi di «mascherina certificata, guanti usa e getta e gel disinfettante».

Lavoratori che a Milano, così come i driver addetti alle consegne su quattro ruote, contano i primi contagiati. «Abbiamo saputo che ci sono nostri colleghi che sono stati contagiati - si legge ancora nel post -. Chiediamo il diritto di poter esercitare quei diritti che l’Art.2 del Jobs Act già ci riconosce, in quanto lavoratori eteroorganizzati: siamo lavoratori subordinati e dobbiamo essere trattati come tali, anche per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali». Anche perché, proseguono i rider, devono «far fronte sia al calo delle consegne (circa il 50% in meno) venendo pagati a cottimo». Dunque, «come Deliverance Milano, il sindacato dei rider di Milano - si legge - auspichiamo che questa situazione trovi una sua repentina risoluzione, perché non ci possiamo permettere ancora a lungo di restare sospesi nell’incertezza». Non avendo «nemmeno il diritto di stare a casa - scrivono ancora i rider - ci troviamo protagonisti di situazioni pressoché assurde, come addetti al banco che ci intimano di rimanere fuori dal locale, trattandoci come untori e appestati».

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