Coronavirus, "No alla mascherina sul braccio o sotto il mento, rischia di contaminarci"

Il virologo Pregliasco dà l’allarme sugli utilizzi “creativi“: va indossata coprendo naso e bocca e riposta in un contenitore.

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C’è chi è fedele alla vecchia chirurgica, finalmente disponibile a 50 cent e a pacchi anche alla cassa del super; chi investe in un modello tecnico, tipo seconda pelle; chi la sfoggia colorata, in tessuti più o meno preziosi, in pendant col vestito oppure a contrasto, floreale, tropicale, damascata, in ogni tipo di fantasia. La mascherina, nell’estate del Covid, è decisamente diventata un accessorio, e però per questo accessorio conta molto come lo si indossa. Permane, moltiplicata per decine e centinaia di passanti, una tendenza all’indosso creativo che a dire il vero si notava fin dalle ridotte uscite consentite ai tempi del lockdown: mascherine portate a metà, cioè col naso di fuori; o calate sotto il mento, per bere o tirar fiato nell’afa da quaranta gradi percepiti; o addirittura tenute sulla fronte come una bandana, sulla nuca come un bendaggio per la cervicale, spessissimo sul braccio a mo’ di gomitiera.

Se è abbastanza chiaro che la mascherina portata così non protegge dal coronavirus, queste abitudini potrebbero trasformarla addirittura in un veicolo di contagio, avverte il virologo Fabrizio Pregliasco, professore alla Statale nonché supervisore al Trivulzio in pandemia. "La mascherina - ha spiegato all’Adnkronos - è un presidio importante per proteggere noi stessi e gli altri, perché, come ha detto il Presidente Mattarella, non dobbiamo confondere la nostra libertà col diritto di far ammalare. Mi rendo conto che può diventare un problema riporla quando non s’indossa, ma attenzione: se non è correttamente gestita la mascherina si contamina". L’utilizzo “a bandana“ o “a sottogola“ sono, secondo il virologo, "la cosa peggiore", perché la mascherina contaminata "diventa umida col caldo e il sudore, poi ce la rimettiamo sul viso e facciamo un regalo al virus". Polso, avambraccio, gomito non sono comunque opzioni migliori, e non va bene nemmeno la tasca, perché "se non siamo positivi la parte più contaminata è l’esterno e così si può contaminare anche la tasca". L’unica, chiarisce Pregliasco, è gestire la mascherina come andrebbero tenuti gli occhiali da sole: non sulla testa tipo cerchietto, ma "usandola correttamente quando è oppurtuno, coprendo naso e bocca, e quando non si utilizza tenendola in un contenitore".

L’attenzione alla mascherina, dice Pregliasco, è uno di quei "comportamenti corretti" che, insieme "alla capacità di individuare i focolai", possono proteggerci da una seconda ondata pandemica che "dev’essere il modello al quale preparaci", dato che "finita la crescita esponenziale, il virus adesso ha un andamento endemico". E il rischio di un nuovo lockdown "incombe", osserva lo scienziato, pur dicendosi "ottimista ma prudente" circa questa possibilità. Per scongiurarla, "come cittadini dobbiamo collaborare e rispettare le misure. Anche se in molti c’è la speranza che sia finito tutto, dobbiamo mettere in conto che il virus sarà tra noi ancora a lungo. La risalita dei casi non è automatica ma sicuramente il rischio aumenta e deve far rafforzare un’attenzione a tutto il resto delle azioni complementari". Come, appunto, portare la mascherina. Ma bene.

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