Coronavirus, famiglie anziani morti in Rsa chiedono danni al Don Gnocchi

Decine le lettere, inviate dai legali delle famiglie, in cui si sottolinea il nesso causale. La Fondazione: "Certi che la magistratura confermerà la correttezza del nostro operato"

Coronavirus, indagine su contagi alla Don Gnocchi

Coronavirus, indagine su contagi alla Don Gnocchi

Miolano, 20 maggio 2020 - Sono già un paio di decine le lettere di richiesta di risarcimento del danno in sede civile, tra quelle già inviate e quelle che stanno per partire, in questi giorni dai familiari di ospiti morti all'Istituto Palazzolo Don Gnocchi di Milano, la struttura per anziani al centro (insieme ad un'altra ventina di Rsa tra cui il Pio Albergo Trivulzio) delle indagini della Procura sui contagi e i morti nelle case di cura. Lettere, a firma dei legali dello studio dell'avvocato Romolo Reboa, in cui si sottolinea il "nesso causale tra la responsabilità della Fondazione" e la morte del paziente.

In una di queste lettere si legge che la apertura "nella seconda settimana di marzo 2020 all'interno dell'Istituto Palazzolo di un reparto dedicato all'assistenza a bassa intensità dei pazienti Covid positivi" è "ulteriore dimostrazione dell'assenza strutturale di una corretta valutazione del Clinical Risk Management (gestione del rischio clinico, ndr)".

"Tale reparto, per evidenti motivi di economicità, - si legge ancora - è stato realizzato all'interno della palazzina Generosa in luogo della palazzina esterna, così come era previsto dalla Delibera della Giunta Regionale della Lombardia, la XI / 2906 dell'8 Marzo 2020". Nella lettera si legge anche che "una struttura delle dimensioni della l'Istituto Palazzolo - Fondazione Don Carlo Gnocchi, la quale svolge le proprie attività in regime di accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale (...) è tenuta ad avere nel proprio seno un comitato ospedaliero per le infezioni nosocomiali". Eppure, si legge ancora, "di tale comitato non si rinviene traccia sul sito internet" della Fondazione. "Ove effettivamente tale comitato non sia presente all'interno dell'organigramma della Fondazione - continua - si tratterebbe di una omissione gravissima, sufficiente a far presumere la responsabilità gestionale per l'infezione ospedaliera da covid19".

Peraltro, continua la missiva dei legali, considerato che "sono deceduti per la medesima causa anche oltre 150 degenti, è evidente che, quandanche sia stato formalmente istituito il comitato ospedaliero per le infezioni nosocomiali, lo stesso non ha svolto quell'attività preventiva ad esso affidata dalla normativa, fatto di cui non è dubbio che sia civilisticamente responsabile la Fondazione Don Carlo Gnocchi".

Il Palazzolo-Don Gnocchi ha sempre ribadito che non c'è stata alcuna negligenza in relazione ai contagi. E in particolare con una nota fa sapere: "Come già ribadito, sin dall’inizio dell’emergenza e per tutto il suo evolversi la Fondazione Don Gnocchi ha messo in atto le procedure e adottato le misure cautelative definite da ISS e OMS, registrando e attuando le successive implementazioni disposte dalle Autorità. Come già detto e ribadito il reparto Covid-19 allestito su richiesta della Regione Lombardia agli inizi di marzo era ubicato - come prescritto - in una palazzina separata dal resto dei degenti con accessi e personale dedicati. Prendiamo atto di questa ulteriore iniziativa dell’avvocato Reboa, a cui risponderemo nelle sedi opportune. Siamo certi che la magistratura confermerà la correttezza del nostro operato anche in sede civile".  

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