ANDREA GIANNI
Cronaca

Fase 2, pronti alla sfida ma il reddito di cittadinanza è un flop

L’agenzia ha avviato un progetto con formazione e opportunità di lavoro: il 50% non si è reso disponibile

Maurizio Del Conte, presidente Afol Metropolitana e docente alla Bocconi

Milano, 27 aprile 2020 - «Dopo la ripartenza il lavoro potrebbe essere ancora più precario: piccole e medie imprese tenteranno di tagliare i costi, e il mio timore è anche quello di un ricorso al lavoro nero". Maurizio Del Conte, docente alla Bocconi e presidente dell’Agenzia Formazione Lavoro (Afol) Metropolitana, che gestisce i centri per l’impiego sul territorio, da giorni sta sondando le aziende dell’area per capire i bisogni del mercato del lavoro alla ripartenza. La sfida sarà ricollocare le persone che rimarranno disoccupate nei settori che invece avranno bisogno di risorse.

Quali sono i settori che resistono? "Penso alla filiera della sanità, alla lunga filiera della logistica, dell’e-commerce e del digitale. La programmazione informatica, lo sviluppo di app, l’agroalimentare che già ora sta registrando una carenza di manodopera".

Si potrebbe attingere dal bacino dei beneficiari del reddito di cittadinanza? "Sul reddito di cittadinanza noi abbiamo lanciato un progetto pilota, ora rallentato dall’emergenza che consente di fare corsi solo a distanza, offrendo formazione professionale e contratti come meccanico, banconista e addetto alla logistica. Si tratta di contratti a tempo determinato, con la prospettiva di un inserimento nelle aziende, sganciati dagli incentivi previsti dalla misura. Per partire abbiamo selezionato un centinaio di persone, le più “riqualificabili”. Circa la metà non si è resa disponibile".

Con quali giustificazioni? "Alcuni hanno parlato di motivi familiari, altri sono apparsi scoraggiati e poco motivati. Sono dati che fanno riflettere. Dal punto di vista dell’inserimento occupazionale la riforma del reddito di cittadinanza si è rivelata un fallimento assoluto, anche prima dell’emergenza coronavirus. Non ha senso buttare nell’agone, con percorsi scollegati dalla formazione, le persone più fragili che invece andrebbero seguite con misure erogate dai servizi sociali. A mio avviso poi non ha senso creare differenze: i disoccupati sono tutti uguali e hanno diritto allo stesso tipo di percorso".

Che mercato del lavoro ci troveremo davanti alla ripartenza? "Ci saranno tanti disoccupati in più e il lavoro potrebbe diventare ancora più precario, come avviene nei momenti di crisi. Molte aziende, poi, hanno compreso che parecchie attività possono essere remotizzate e svolte a distanza. Cambierà l’organizzazione del lavoro, e questo potrebbe essere un bene per la modernizzazione del Paese. Noi dovremo fare il massimo sforzo per la formazione, per mettere le persone nelle condizioni di avere una nuova chance. Siamo pronti a ripartire gli sportelli, nel rispetto delle misure di sicurezza, e a lanciarci in questa sfida".