
Tommaso Pozza, Marco De Crescenzio e Federico Marisio, creatori del Milanese Imbruttito
Milano, 29 febbraio 2020 - Giornate pessime per il Milanese Imbruttito. O forse no? Che la crisi sta aprendo scenari anche per quell’anima cittadina ubriaca di fatture e aperitivi. Sottolineano Tommaso Pozza, Marco De Crescenzio e Federico Marisio, i fondatori della pagina Facebook più famosa sotto la Madonnina. Progetto ormai ramificato. Anche in questi tempi di coronavirus, si assume la (non facile) responsabilità di strappare un sorriso e pensare in positivo. D’altronde Milano è un caterpillar nel lavoro come nella vita.
Tommaso, avete trovato aspetti positivi anche in questi giorni surreali? "Assolutamente sì. Intanto il virus è diventato una scusa per paccare gli appuntamenti. Basta dire “Ci aggiorniamo dopo il Corona“ e ci si toglie dalle balle le cose inutili… E poi Milano ha scoperto che lo smart working funziona, almeno nel nostro settore. C’è l’aria più pulita e i mezzi pubblici sono stati ripuliti, l’hanno notato tanti dei nostri fan. Ma la lista sarebbe lunga".
Come i famosi 20 minuti per girare la “Circonvalla”? "Esatto, in un attimo si arriva ovunque e si trova pure parcheggio. Nessuno che suona il clacson, ci hai fatto caso? Al ristorante invece non c’è più bisogno di prenotare. In qualsiasi momento puoi andare nel tuo locale preferito e trovi un tavolo libero. Il virus è un grande argomento di conversazione. La crisi ci ha inoltre fatto scoprire dettagli molto precisi: le penne lisce fanno schifo a tutti, sono le uniche rimaste sugli scaffali insieme alle chicche di patate. L’Amuchina è il nuovo champagne, con i soldi che ti chiedono una volta compravi una boccia di DomPé".
Siamo cambiati in questa settimana? "Abbiamo dovuto rallentare e questo ha qualcosa di positivo, concentrandoci sulle nostre relazioni e le famiglie. Milano si è scoperta unita, ci aiutiamo a vicenda, anche se magari il vicino di casa ci sta antipatico. Speriamo la crisi finisca subito. Ma è un aspetto di cui dovremmo fare tesoro. Nel frattempo continuano ad avere tutto il nostro supporto i settori della ristorazione, dello spettacolo, degli eventi. Una parte trainante della nostra città, che in passato ha permesso a Milano di ripartire e che in questi giorni abbiamo cercato di supportare, combattendo la psicosi".
Cosa vi ha fatto più sorridere di questa crisi? "L’assalto ai supermercati, anche se in realtà martedì gli scaffali erano già tutti riforniti. E poi i venditori di rose che si sono trasformati in venditori di mascherine, dimostrando il grande fiuto per gli affari dei ragazzi dal Bangladesh".
Il Milanese imbruttito indosserà mai una mascherina? "È quello che sta già succedendo, lo dimostrano i dati e i contributi che ci mandano. Con molta creatività, visto che abbiamo in giro gente con maschere antigas o profili da Spiderman".
Ritrovarsi rispediti indietro alla frontiera sembra un contrappasso dantesco. "Incredibile. Nel giro di due giorni passi dall’altra parte della barricata. Ci auguriamo faccia riflettere quei milanesi che certe cose non le volevano e ora si scoprono non voluti".
Se un mese fa vi avessero detto che avrebbero chiuso Milano? "Non ci avremmo creduto. Ma non avremmo mai immaginato che sarebbe stato rimandato il Fuori Salone. Stiamo parlando dell’evento imbruttito per antonomasia. Forse nemmeno in guerra sarebbe successo...".