Effetto Coronavirus: "Aumentati i pazienti con disturbi del sonno"

Al San Raffaele studi in corso su un campione di 300 studenti universitari e sul personale sanitario

I disturbi del sonno - foto Kaisnv Istock

I disturbi del sonno - foto Kaisnv Istock

Milano, 6 giugno 2020 - L’isolamento sociale , i problemi economici che preoccupano, l’incubo di venire contagiati. Insomma, anche dormire ai tempi di Covid-19 diventa un’autentica impresa. "Durante la pandemia sono aumentati i pazienti con disturbi del sonno. Legati, in particolare, alle non poche difficoltà di mantenere un corretto ritmo sonno-veglia. L’andare a letto più tardi alla sera e l’alzarsi più tardi al mattino hanno stravolto i nostri normali ritmi biologici. I giovani, più degli altri, riferiscono di frequenti brutti sogni: accade perchè dormono più a lungo la mattina, allungando così la fase rem in cui si sogna. Ma non solo: infatti molti si sono concessi sonnellini diurni, spesso anche prolungati, che hanno inevitabilmente creato problemi sulla qualità del sonno notturno". Lo afferma il professor Luigi Ferini Strambi, primario del Centro di Medicina del Sonno dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

«Altri fattori hanno avuto un ruolo negativo - sottolinea Ferini Strambi - non solo la diminuzione dell’attività motoria o la ridotta esposizione alla luce naturale, ma anche l’esposizione continua a dispositivi elettronici, allo scopo sia di interazione sociale che di intrattenimento. La stimolazione costante dei centri della veglia e la luce blu prodotta dai “devic“ elettronici (luce che inibisce il rilascio di melatonina) hanno creato problemi di addormentamento serale. Inoltre anche la ricerca costante dell’ultima notizia relativa alle novità sulla pandemia ha aumentato i livelli di ansia. L’allarme, per il futuro, ha contribuito alla deflessione dell’umore. È noto che ansia e depressione giocano un ruolo importante nel favorire i disturbi del sonno. Si deve prestare attenzione anche all’alimentazione: guai a esagerare con l’alcol, ad esempio".

Al San Raffaele di Milano lo staff di Ferini Strambi sta conducendo, in questi giorni, due importanti ricerche su questo tema. Una è rivolta a indagare le abitudini di sonno negli studenti universitari: sono stati valutati con test e questionari specifici oltre 300 studenti, delle facoltà degli atenei del capoluogo regionale, e gli esperti hanno evidenziato "uno spostamento in avanti del periodo di sonno di circa un’ora, soprattutto nelle ragazze". "L’altro studio - aggiunge il primario - è stato invece condotto su personale sanitario coinvolto nella gestione del Covid-19: il sonno è stato valutato con l’attigrafo, che è una sorta di orologio, indossato per una settimana. Una valutazione preliminare dei risultati indica che una ridotta qualità del sonno emerge soprattutto nei soggetti di età superiore ai 40 anni".

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