
di Giulia Bonezzi
L’impennata rapida dei contagi quotidiani fa lievitare la richiesta di tamponi per “sintomatici“ e contatti. L’Ats Metropolitana, che a quanto risulta al Giorno è arrivata ad accumulare in pochi giorni una coda di cinquemila persone da richiamare per prenotare un test del coronavirus, ha deciso di allargare la procedura che a fine agosto le aveva consentito di smaltire le ventimila richieste prodotte dai vacanzieri di rientro in una settimana: ora anche chi è già stato segnalato sul "cruscotto" di sorveglianza dal suo medico di base o pediatra perché ha sintomi, un “contatto stretto” o un’esigenza di controllo che gli danno diritto a un tampone offerto dal servizio sanitario regionale può prenotarsi direttamente l’esame sul sito https:portaleinformativosalute.azurewebsites.netindex_all.php.
Inserendo il proprio codice fiscale (che dà modo al sistema di verificare se il tampone è stato prescritto dal curante) si ottiene la proposta di un appuntamento; chi la rifiuta, e chi non può o vuole tentare la prenotazione in autonomia, viene comunque ricontattato dal call center dell’Ats, che avverte però come "l’aumento del numero di casi potrebbe rendere più lunga l’attesa".
Ma a Milano c’è attesa e attesa, soprattutto per i tamponi in giornata e senza prenotazione offerti unicamente a studenti e personale scolastico inviati dall’istituto o segnalati dal loro curante: anche se in città sono dodici i ”corridoi” scolastici, le code si concentrano nei drive-in degli ospedali San Carlo e San Paolo, i più mediaticamente esposti nonché quelli in cui, prima del richiamo alle regole della Regione, il test veniva dichiaratamente offerto anche a chi si metteva in fila senza prenotazione. Ma questi due drive-in continuano a sovrastare gli altri in notorietà, e venerdì, su Facebook, il consigliere regionale del Pd Pietro Bussolati denunciava che "oltre ai chilometri di coda, i disagi al traffico" "e le attese di ore", "agli ospedali San Carlo e San Paolo non sono stati installati appositi bagni e così le persone in attesa, potenzialmente contagiose, devono recarsi o dentro l’ospedale o negli esercizi commerciali intorno ad esso". Tradotto, adulti e bambini con sintomi che hanno reso necessario un tampone finiscono per usare i bagni di reparti che dovrebbero restare “puliti”. "Sono poi stati segnalati tamponi persi nella confusione - continua Bussolati –, e dunque la necessità per gli sfortunati di ripetere la procedura, visto che molti non vengono nemmeno processati in loco come ripetuto dal direttore Matteo Stocco, ma devono essere spediti a Brescia".
Dall’Asst dei Santi, che alcuni giorni fa aveva comunicato d’aver eseguito nei due drive-in 27mila tamponi tra il 17 agosto e il 3 ottobre, e che il suo laboratorio "processa e chiude oltre 600 tamponi al giorno", confermano al Giorno che una parte di test viene mandata ad analizzare all’Istituto zooprofilattico di Brescia, e che nei giorni scorsi alcune persone, meno d’una decina, sono state chiamate a rifare il tampone perché il primo prelievo non era andato a buon fine. Quanto al problema dei bagni, l’Asst assicura di aver già ordinato quattro latrine chimiche che la prossima settimana saranno posizionate, due al San Carlo e due al San Paolo, a servizio delle code ai drive-in. Che dopo un inizio di settimana da tregenda, con attese lunghissime lunedì e martedì, da mercoledì si sono alleggerite, complice un intervento dell’Ats che ha concentrato le prenotazioni su altri punti tampone e la distribuzione, tra le auto in attesa, di volantini con gli indirizzi degli altri 10 tra drive-in e ambulatori aperti ai test “scolastici” in città. Ieri, in quattro ore, sono stati fatti 153 prelievi al drive-in dell’ospedale San Paolo e 78 a quello del San Carlo.