LUCA BALZAROTTI
Cronaca

Coronavirus: "Convivenze forzate, test contro l’egoismo"

La psicologa: tante ore in casa mettono alla prova i rapporti di coppia e con i figli. È l’occasione per diventare più tolleranti

La professoressa Guendalina Graffigna

Milano, 15 marzo 2020 - Oggi non ci sarà neppure lo smart working che durante la settimana ha riempito qualche ora delle lunghe giornate trascorse in casa da moglie, marito (o conviventi) e figli causa coronavirus. Oggi è domenica, la prima (vera) del “tutti in casa”, con negozi, bar e ristoranti con le saracinesche abbassate. Neppure le pasticcerie offriranno l’occasione di una colazione fuori dalle mura domestiche. Chiuse così come i parchi (recintati) a Milano. Solo pochi minuti col cane vicino all’abitazione o la spesa potranno giustificare un po’ di separazione. Per il resto c’è una domenica da riempire per coppie e bambini. Guendalina Graffigna, professore ordinario di psicologia dell’Università Cattolica e direttore del centro di ricerca EngageMinds HUB, mette in guardia dalle "ripercussioni" che queste lunghe convivenze forzate possono avere nelle relazioni affettive. 

Quali in particolare? "È a rischio la stabilità delle relazioni matrimoniali o di coppia. Le giornate con i figli metteranno alla prova le competenze educative di tutti noi: ci troviamo a dover vicariare scuola e altre strutture educative. Questo scenario, però, può essere un’occasione per riconfigurare le relazioni".

Col coronavirus siamo improvvisamente passati dal «non stiamo mai insieme» al pericolo di stancarsi per il troppo tempo insieme in casa? "A lungo ci siamo concentrati sugli obiettivi professionali, sui nostri egoismi. Il coronavirus ci sta obbligando a essere più altruisti: anche solo seguire le prescrizioni mediche è un atto di altruismo e di responsabilità sociale. Lo stesso siamo chiamati a fare nelle nostre famiglie. Le crisi di coppia o con i figli derivano dal non farsi piccoli, non farsi indietro e non accettare le difficoltà degli altri: è l’occasione di mettersi nei panni dell’altro e diventare più tolleranti".

Stare tanto in casa quali conseguenze potrà avere? "Ha benefici e rischi. Il coronavirus ci dà l’occasione di rallentare, fermarci e renderci conto di quanto la frenesia quotidiana che ci accompagna abbia ricadute negative nell’equilibrio tra impegni professionali e vita privata. Prendere tempo aiuta anche a rivedere la nostra scala di valori tra cui la famiglia e la salute".

Dov’è invece il pericolo? "Essere confinati in casa o lavorare a distanza, con il telelavoro, nel tempo rischia di creare un senso di solitudine per l’assenza di forme di relazioni più ampie. Dobbiamo riconfigurare gli stili di vita".

Come? "Al di là delle indicazioni legate a lavarci le mani o a tossire nel gomito, che sono regole di normale educazione civica e non dettate da un’emergenza, non dobbiamo cadere nel rischio di diventare sedentari e di non gestire correttamente l’alimentazione. A casa c’è la tentazione di mangiare uno snack in più o di bere più caffè: da una parte dobbiamo tenere alto il morale, dall’altro occorre stare attenti. In questi giorni pensiamo alla salute, siamo costretti. L’emergenza coronavirus dovrebbe aiutarci a cambiare il nostro approccio alla salute: quando siamo sani ci sentiamo invulnerabili. Questa fase, invece, ci dice il contrario".

Quando l’emergenza sarà finita, cambieranno le nostre forme di socializzazione? "Torneremo a vivere le occasioni di svago. Ma mi auguro che sia un ritorno alla normalità più sana. Non dobbiamo più dimenticarci del valore della prevenzione della salute. Bere al sabato sera e poi guidare mette a rischio la nostra salute e quella degli altri. Questo spavento ci deve aiutare a essere più attenti".