
Isolamento nella propria abitazone anche con poche linee di febbre
Milano, 24 marzo 2020 - I pazienti "con sintomatologia simil influenzale di cui non è nota l’eventuale positività devono essere considerati come sospetti casi Covid", si legge all’allegato 2 della delibera con la quale la Giunta lombarda, ieri, ha istituito le unità speciali Usca previtee dal decreto legge del 9 marzo e disegnato una strategia di sorveglianza dell’epidemia di coronavirus fuori dall’ospedale, per continuare a curare chi ne è uscito o non ha (o non ancora) bisogno di andarci. E ha anche aperto ai tamponi per i medici e i pediatri di base (in ambulatori delle Ats) e per il personale ospedaliero, ma solo se la loro temperatura, misurata a inizio turno, supererà i 37,3.
«La tutela degli operatori sanitari è necessaria anche per garantire cure ed assistenza alla popolazione generale", chiarisce la delibera, ma con 73.242 tamponi processati in un mese da 22 laboratori, e oltre centomila lavoratori negli ospedali (senza contare medici di famiglia e personale delle Rsa), i test quotidiani a tappeto restano un miraggio anche per gli ospedalieri che, come soldati, potranno alloggiare in albergo "qualora non ravvisino adeguate condizioni di isolamento e sicurezza al domicilio". Per preservare i medici di base (per i quali i sindacati chiedono l’equipaggiamento del personale dei reparti Covid), il piano della Regione li affranca da quasi tutte le visite domiciliari e chiede loro di ridurre quelle in studio "al minimo indispensabile", previo triage telefonico per escludere chi ha sintomi compatibili col virus.
E di incollarsi al cellulare, rendendosi reperibili per tutto l’orario di lavoro (dalle 8 alle 20 dei feriali) e chiamando d’iniziativa i loro assistiti cronici e fragili (per raccomandare di non uscire), quelli positivi o "contatti stretti" in quarantena segnalati dall’Ats e quelli che han detto loro d’avere sintomi parainfluenzali: saranno trattati esattamente come i contagiati certificati dal tampone, di cui 14.536 risultavano a ieri in isolamento domiciliare in Lombardia, e 8.461 non hanno mai messo piede in ospedale. Il dottore li monitorerà a distanza, anche con la telemedicina: la Regione sta comprando centomila saturimetri per misurare l’ossigenazione del sangue e diecimila kit con smartphone o tablet, termometro "a distanza" e spirometro. Il medico di base potrà attivare le Usca (composte da medici o altri sanitari volontari, reclutati dalle Ats, che turneranno 7 giorni su 7 dalle 8 alle 20) per controllare i suoi assistiti sospetti Covid a casa loro e speciali squadre di assistenza domiciliare (Adi Covid) per quelli che ne hanno bisogno.
A Milano , l’Ats Metropolitana sta organizzando 13 postazioni Usca nelle sedi della continuità assistenziale, e raddoppierà le ore di guardia medica riducendo l’attività degli ambulatori e ingaggiando personale per recuperare i volontari delle unità speciali. Anche le coop dell’assistenza domiciliare stanno preparando squadre Adi Covid, pronte ad entrare in azione, come le Usca, appena ci sarà una scorta sufficiente di dispositivi di protezione, indispensabili per chi va a casa dei malati di Covid, certificati o sospetti. Nel territorio dell’Ats Metropolitana risultavano, a ieri, 7.173 positivi tra Milano e Lodi, senza contare i loro "contratti stretti" in quarantena e i sintomatici che non hanno mai fatto il tampone. Un esercito di persone da assitere anche nei bisogni più banali (come la spesa a domicilio). L’Ats si è mossa in anticipo e ha già messo a disposizione di Comuni e medici di base di competenza gli elenchi dei malati cronici con situazioni complesse (circa 130 mila su un milione), dei positivi e dei loro contatti. A ieri, a quanto risulta al Giorno , avevano fatto accesso al portale dedicato i Comuni e il 60% dei medici di base, alcuni dei quali si sono già messi a telefonare spontaneamente ai loro pazienti.