Corona, "detenzione inumana nel carcere di Opera": la Cassazione accoglie il ricorso

Secondo i giudici supremi il magistrato di sorveglianza ha sbagliato a trattare sbrigativamente la questione

Fabrizio Corona

Fabrizio Corona

Milano, 18 ottobre 2016 - Mentre si trova in carcere per guai con il fisco, Fabrizio Corona si vede accogliere dalla Cassazione la protesta dei suoi avvocati difensori su un'altra questione, ovvero la dichiarazione di inammissibilità del reclamo da lui presentato alla magistratura di sorveglianza di Milano per ottenere un risarcimento per le condizioni di detenzione disumana che, a suo avviso, avrebbe patito nel carcere di Opera. La richiesta risarcitoria era stata 'cestinata' dal magistrato di sorveglianza il 26 gennaio 2015. Nel decreto riteneva non più valida la domanda dato che Corona non era più in cella dopo l'affidamento in prova ai servizi sociali, e inoltre riteneva non specificati «i fattori ambientali che giustificavano la richiesta».

Ad avviso dei supremi giudici invece - sentenza 44180 depositata - il magistrato di sorveglianza ha sbagliato a trattare sbrigativamente la questione mentre avrebbe dovuto convocare il «contraddittorio delle parti», «tanto più necessario in considerazione della novità dell'istituto» (la risarcibilità della detenzione inumana, dopo la sentenza della Corte di Strasburgo) e «del dibattito dottrinale e giurisprudenziale da esso originato» che esclude che le richieste di indennizzo possano essere 'liquidate' senza convocare gli avvocati e il detenuto che si è lamentato per le condizioni di invivibilità del carcere. Pertanto gli 'ermellini' hanno «annullato senza rinvio il decreto impugnato» dalla difesa di Corona e disposto la trasmissione degli atti al magistrato di sorveglianza di Milano che dovrà dare «ulteriore corso» alla richiesta dell'ex fotografo in modo «rispettoso» delle regole indicate dal verdetto, cioè con la convocazione delle parti e la celebrazione dell'udienza con la loro partecipazione. Proprio oggi, il gip di Milano ha confermato l'arresto di Corona scattato il dieci ottobre in seguito al ritrovamento in casa di una sua 'prestanome' di un milione e settecentomila euro, e al ritrovamento di altri 900 mila euro in un conto in Austria, denaro sulla cui provenienza si indaga.

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