"Sono molto emozionato, devo dirvi che gli Emirati Arabi Uniti non concederanno la mia estradizione, qui la giustizia funziona, non c’è il pregiudizio, vige la meritocrazia". Era appena maggio quando l’immobiliarista romano Danilo Coppola, 56 anni, capello ancora lungo, raccolto, occhiali da sole in un video sui suoi canali, “gridava vittoria“. L’ex “furbetto del quartierino“, come da immortale definizione che di sé e dei suoi amici diede il broker romano Stefano Ricucci ai tempi della tentata scalata Antoveneta, aveva postato un video che era diventato il suo "riscatto", dopo anni in cui si sentiva "perseguitato". Neanche tre mesi dopo, all’alba di ieri, Coppola è stato estradato in Italia ed è stato imbarcato su un volo partito da Abu Dhabi. Con tanto di soddisfazione espressa dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per la decisione presa dalle competenti autorità giudiziarie e governative degli Emirati Arabi Uniti. "Vorrei esprimere la mia gratitudine al ministro Al Nuaimi – ha dichiarato Nordio – questo sviluppo positivo nella cooperazione giudiziaria con gli Emirati Arabi Uniti dimostra che per noi non può esservi nessuna impunità per chi commette crimini in Italia e cerca rifugio all’estero".
L’immobiliarista era stato arrestato a dicembre su mandato d’arresto internazionale emesso dalla pm di Milano Adriana Blasco dell’Ufficio esecuzione. Il mandato d’arresto internazionale, a cui era seguita la richiesta di estradizione, era derivato dalla condanna definitiva a 7 anni del primo luglio del 2022 per tre diversi episodi di bancarotta fraudolenta: i fallimenti del Gruppo Immobiliare 2004, di Mib Prima spa e di Porta Vittoria spa, quest’ultimo dichiarato il 15 settembre 2016. La pena definitiva era di 7 anni, poi ridotta a 6 anni, 2 mesi e 12 giorni considerando il periodo già trascorso tra carcere e domiciliari in fase cautelare. A cui erano stati aggiunti tre mesi per una condanna per diffamazione a Bergamo.
Per Coppola lo scorso 19 marzo, a Milano, era poi arrivata un’altra condanna in primo grado a 2 anni e 8 mesi nel processo milanese "Porta Vittoria bis" sempre per ipotesi di bancarotta. Una condanna che aveva portato la pena finale, in continuazione con quella del precedente filone, a 9 anni e 8 mesi. L’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi difensore, assieme al collega Pietro Pomanti, dell’imprenditore, fa sapere che "il nostro assistito è seriamente affetto da gravi patologie cardiovascolari. Avanzeremo un’istanza alla Sorveglianza di sospensione della esecuzione della pena con la richiesta di detenzione ai domiciliari per le condizioni di salute".