Cop27, la sfida verde di Stefano Boeri: il mio Bosco verticale nei deserti

Due grattacieli alti 190 e 150 metri, serre e orti idroponici sulle facciate: il modello Milano dell'archistar per Dubai

Dubai Vertical Forest, il prototipo presentato dall’architetto Stefano Boeri

Dubai Vertical Forest, il prototipo presentato dall’architetto Stefano Boeri

Milano - "È un progetto per Dubai ma l’abbiamo studiato affinché si possa realizzare in altre zone del mondo arabo, anche nei luoghi più aridi". Stefano Boeri, archistar internazionale, alla Cop27 di Sharm El-Sheikh ha presentato un appello agli architetti, firmato con Norman Foster a San Marino, fatto insieme all’Unece (United Nations Economic Commission for Europe- Commissione Economica Europea per le Nazioni Unite) per costruire edifici sempre più sostenibili e, di conseguenza, ridurre il surriscaldamento globale. E, appunto, ha illustrato un nuovo progetto di Bosco Verticale.

Architetto Boeri, a otto anni dal primo prototipo, realizzato a Milano nel 2014, i Boschi Verticali sono infatti “cresciuti” in diverse parti del mondo, dalla Trudo Vertical Forest ad Eindhoven, che ospita in social housing studenti e giovani coppie, fino alla Cina, con il progetto multifunzionale ad Huanggang e le torri verdi in costruzione a Nanjing.

"Si, come studio ne abbiamo in realizzazione una quindicina, finora costruiti sette. Ma crescono anche da noi, in Italia, con progetti interessanti da Bari a Treviso e a Milano, qui con Bosco Navigli e la Torre Botanica di Porta Nuova".

Poteva immaginare un tale sviluppo?

"No, certo, ma sono contento di aver dato forma e sostanza a quelle che erano le mie “ossessioni” giovanili, unire gli alberi e l’architettura. Ho sempre considerato gli alberi come abitanti, al pari degli umani... Un’idea radicale che ho sempre coltivato, poi è capitato di poterlo fare. Sono stato fortunato a trovare chi mi ha dato retta. Quando abbiamo iniziato non potevo pensare a tutto ciò".

Le caratteristiche del nuovo prototipo per Dubai?

"Sono due torri, alte 190 e 150 metri, che ospitano sulle facciate 2.640 alberi e 27.600 arbusti, insieme a un sistema di serre e orti idroponici. Grande attenzione in questo progetto è stata data alla gestione del ciclo dell’acqua – desalinizzazione e recupero delle acque grigie – così come all’energia da fonti rinnovabili, grazie alle superfici fotovoltaiche che saranno in grado di produrre 5100 kWh di energia pulita, stoccata con un sistema di batterie a idrogeno che alimenteranno anche i processi legati al ciclo delle acque dell’edificio".

Che impatto ha sull’inquinamento?

"Un grande contributo deriva dalle fonti rinnovabili, per ridurre la produzione di anidride carbonica. Schermando gli edifici si riducono di molto i consumi energetici, con un minor uso di aria condizionata. La vera grande sfida in queste zone è anche la desalinizzazione, il poter recuperare l’acqua dall’umidità notturna, che si verifica a causa di forti escursioni termiche. Questi edifici producono più energia di quella che consumano, è la vera grande rivoluzione".

La sfida sarà anche quella di costruire case di qualità in tutta Italia...

"Dobbiamo garantire costi di costruzione molto bassi in modo da poter favorire l’accesso ai giovani. Mi piace ricordare che la Trudo Vertical Forest – social housing – di Eindhoven ha appartamenti dati in affitto agli studenti a 600 euro al mese, e sono ormai abitati da un anno".

Quando potremo farlo a Milano?

"Spero presto ma non dipende da me. Noi siamo pronti".

Le sembra che ci sia l’attenzione giusta dalla Cop27 al tema del verde?

"Girando fra i padiglioni mi pare proprio di sì".

E su Milano che dobbiamo fare per contrastare l’inquinamento?

"Proseguire senza sosta con Forestami. Finora sono stati piantati 330.908 alberi. Dal 21 novembre inizieremo a piantarne altri per sostituire le piante che purtroppo non hanno retto alla siccità".

 

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