Controllore di Green Pass: è nato un nuovo lavoro con stipendi da 500 a 1.200 euro

Boom di offerte sui portali e caos nelle aziende, fra rigore estremo e stallo. Certificazione sempre più richiesta nei Cv: è discriminatorio

Controlli dei Gren Pass

Controlli dei Gren Pass

Milano - I primi effetti della progressiva estensione dell’obbligo di green pass si fanno vedere nelle offerte di lavoro. Fioccano le richieste di addetti al controllo della carta verde in cliniche, Rsa alberghi, mense aziendali e altre strutture, per stipendi che vanno da 500 euro al mese per un part time a 1200 euro per un full time a tempo determinato.

E nelle offerte pubblicate sui principali portali che incrociano domanda e offerta di lavoro è sempre più frequente una richiesta: "Si prega di presentare il green pass al primo colloquio". Anche per mansioni, dal magazziniere all’addetto alle vendite o all’operaio specializzato, che non prevedono l’obbligo del certificato. "Queste richieste sono discriminatorie – spiega Roberta Vaia, segretaria della Cisl Milano Metropoli – escludono dal lavoro non solo chi non vuole vaccinarsi ma anche chi non può farlo per motivi di salute. Potrebbe sempre effettuare il tampone periodico, ma questa strada all’atto pratico è difficilmente percorribile". Paradossi in un mondo del lavoro alle prese con la sfida del green pass, popolato da imprese che oscillano fra rigore estremo, fughe in avanti e stallo in attesa di regole più chiare.

Siemens renderà obbligatorio il green pass per accedere alle sedi in Italia: chi non ce l’ha potrà continuare a lavorare da casa, grazie al ricorso ancora massiccio allo smart working. Presto altre multinazionali potrebbero seguire la stessa strada, contrastata dai sindacati. La Fiom-Cgil ha attaccato Siemens definendo il provvedimento "illegittimo" e si è scagliata contro "una giungla di decisioni arbitrarie, a prescindere da qualsiasi norma". Si collocano nel mezzo aziende milanesi che, pur non prevedendo il green pass obbligatorio, invitano i dipendenti a dotarsi della carta verde e, in alcuni casi, offrono il tampone gratuito a chi non ce l’ha. Una multinazionale, in una email arrivata ai dipendenti, pur senza mai esplicitare l’obbligo chiede di accedere agli uffici solo se in possesso di green pass e fa appello alla "responsabilità individuale", invitando a dotarsi al più presto della certificazione. "Ci sono stati segnalati alcuni casi problematici – spiega Roberta Vaia – come quello di lavoratori che, in assenza di una norma che lo prevede per il loro settore, hanno subito pressioni per ottenere il green pass, anche da parte di agenzie interinali. In generale la situazione a Milano è sotto controllo. Sulla gestione delle mense le aziende si sono organizzate, anche se con la fine dell’estate bisognerà pensare a spazi riparati per i dipendenti senza green pass che ora pranzano all’aperto".  

Anche nelle mense scolastiche non sono mancate polemiche e diffide inviate dai sindacati di base riguardo all’applicazione o meno del green pass. Il 31 agosto una nota di Milano Ristorazione aveva annunciato l’obbligo per il “personale scolastico“, operatori delle mense incluse, poi congelato in attesa dei chiarimenti del ministero. Dubbio superato dal decreto, la polemica resta. Roberta Turi, segretaria generale della Fiom di Milano, punta il dito sulle aziende che "potrebbero fare di più nel promuovere campagne sui vaccini", al centro di iniziative del sindacato nelle fabbriche del Milanese. E solo poche imprese hanno sfruttato la possibilità delle vaccinazioni nelle sedi. Fra quelle seguite dal sindacato dei metalmeccanici nella Città metropolitana solo una, la Cimbali, ha ospitato un hub vaccinale.  

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