Contro la mafia Educare alla legalità

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Maria Rita

Parsi

Di trent’anni in trent’anni, lo Stato trionfa sulla mafia. Ora, però, un’altra vittoria sarebbe quella di non far passare ancora trent’anni prima di individuare ,non soltanto, gli apicali vertici , “i basisti” e la borghesia collusa della vecchia mafia ma quelli attuali che, ancora oggi, attentano al cuore pulsante delle Istituzioni, della Giustizia, dell’Economia, della Sicurezza, della Sanità, della Cultura. Poichè se ora sarà, forse, possibile fare luce su antichi delitti, stragi,intrighi, convivenze e collusioni e se una “radicata cultura della legalità” sarà in grado di farsi veramente strada nel nostro Paese, le cose potrebbero- si spera!- cambiare. Anche grazie alla conoscenza approfondita, documentata, testimoniata di eventi che hanno letteralmente segnato la vita di famiglie, forze dell’ordine, collettività e che hanno lasciato in balia della povertà, della solitudine, dell’ignoranza, della paura, del ricatto, moltitudini significative di italiani. E per abbattere, così gli ostacoli che, nel tempo, hanno dato alle organizzazioni criminali- e non soltanto alla mafia!- la possibilità,quando non la certezza, di poter continuare ad operare e a proliferare pervasivamente. Intendo, dunque, se trionferà un’operatività spirituale, culturale, sanitaria, economica, legale, capace di poter efficacemente ottenere e contare sul consenso, sulla partecipazione, sulla rapidità degli interventi e sulla certezza, per i cittadini di ogni Regione italiana, d’essere ascoltati, difesi, protetti dallo Stato. E, ancor più, dalla garanzia che i colpevoli d’ogni illegalità vengano e verranno individuati con immediatezza e puniti dalla legge senza scampo. Solo allora la vittoria sull’oscuro male e, soprattutto, sulla “banalità del male” della criminalità organizzata, diverrà quel pane quotidiano di cui ogni società sana, evoluta e rispettosa delle leggi, ha bisogno per crescere .E per “sfamare”, alimentandolo, il futuro sostenibile dei propri figli. Un futuro dove le reti della convivenza mafiosa e, più ampiamente, criminale non potranno usufruire del sostegno, del silenzio omertoso e rabbioso di tutti quelli che, non avendo fiducia nei tempi e nelle modalità di chi governa, amministra, giudica, possono cadere nella trappola di affidarsi a coloro che sembrano poter offrire illegalmente soluzioni più facili e rapide a problemi e a situazioni annosamente irrisolte. E’ quella fiducia che bisogna ricercare e ritrovare e che, peraltro, trova conferma negli applausi della gente che è scesa in strada per festeggiare le forze dell’ordine e per sottolineare con entusiasmo l’importanza sociale di questo tanto atteso arresto. Molti giovani, poi, considerano decisamente liberatoria dal senso di colpa e di impotenza e, ancor più, dalla tentazione emulativa dell’illegalità, la possibilità di poter scegliere la strada del coraggio. Soprattutto se sono stati sensibilizzati, in famiglia, a scuola, nel sociale, al rifiuto dell’illegalità e della criminalità. E, ancora, se potranno fare riferimento alle linee guida di un’attenta e sistematica informazione, ad una costante denuncia e condanna dei criminali, all’’esaltazione televisiva, cinematografica, virtuale di eroiche figure come quelle del generale Dalla Chiesa, dei giudici Falcone e Borsellino, di Agostino Pianta, di Fernando Ciampi, di Paolo Adinolfi, di Piersanti Mattarella, E’ dall’esempio di questi coraggiosi ma spesso isolati eroi che essi possono sentirsi incoraggiati.

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