
Piccolo Teatro di Milano
Diego Vincenti
Difficile gestire peggio la situazione. Non si sa bene se rimanere più perplessi di fronte alla penuria di comunicazioni. O al clima da bagarre condominiale. Peccato che però si parli del Piccolo Teatro, ovvero il più importante palcoscenico pubblico italiano, nel cuore della città che continua a definirsi capitale del settore. Ormai da settimane alla confusa ricerca del nuovo direttore. Ma che ancora ieri ha posticipato la designazione. Si sa, di fronte all’addio di Sergio Escobar, anticipato al 31 luglio dopo 22 stagioni – addio motivato anche dalle feroci critiche interne –, il Cda ha scelto di selezionare in autonomia i candidati. Muovendosi veloce veloce per non lasciare scoperto il ruolo di fronte a un periodo drammatico, di grandi incognite.
Furia che tuttavia continua a suscitare interrogativi. Mentre si assiste al sacrificio degli aspetti progettuali, a favore della rissa politica. Altro che trasparenza. Non solo non c’è stato alcun bando. Ma in queste settimane gli sviluppi sono trapelati solo attraverso pettegolezzi e indiscrezioni. Tranne giovedì. Quando una nota ufficiale comunicava che il Cda si sarebbe riunito lunedì per la designazione. Risultato? Nulla di fatto. Ma non solo. Due consiglieri (probabilmente in quota Regione) non si sono neppure presentati. Facendo venir meno le condizioni legali per la votazione. Possibile che la scelta di una delle figure centrali di tutto il sistema culturale del Paese, possa svilupparsi in un tale nebuloso clima di rottura e ostruzionismo? Un teatrino. Di stretta grammatica politica. Che non fa onore al Piccolo e a Milano. "È una situazione che mi ha profondamente sorpreso – ha dichiarato al Giorno il presidente del Cda Salvatore Carrubba – ma continuiamo a lavorare per una scelta condivisa dalla totalità dei consiglieri. O almeno supportata nella maniera più ampia possibile".
Impresa ardua. Che da domani torna sul tavolo. E chissà quanto ormai pesino progetti e prospettive, se mai hanno pesato qualcosa. D’altronde i quattro candidati hanno avuto poche ore per condividere le loro idee. A parte Claudio Longhi, direttore di ERT, subito defilatosi per ragioni professionali. Che tradotto dovrebbe significare: viste le bassissime probabilità, non vale la pena bruciarsi. Al momento il gossip racconta che Comune (Carrubba e Marilena Adamo) e Mibact (Andrea Cardamone) sosterrebbero Rosanna Purchia, con probabile consulente artistico Umberto Angelini di Triennale. Coppia bizzarra. La Regione (Emanuela Carcano e Angelo Crespi) spingerebbe invece il progetto internazionale di Filippo Fonsatti, con al suo fianco Mario Martone. Meno chiaro il sesto e ultimo voto, quello di Marco Accornero per la Camera di Commercio. Ma nel poker di nomi, sarebbe un errore sottovalutare Antonio Calbi, mentre Marco Giorgetti parrebbe fuori dai giochi. O meglio: dalle trame politiche. E pensare che in realtà si starebbe parlando di teatro.