
Da un lato, il varo di bandi dedicati alle famiglie che hanno a carico persone con disabilità gravi o gravissime. Dall’altro, la previsione di un tetto al canone d’affitto che può essere richiesto alle famiglie che abbiano un reddito Isee compreso tra i 10mila e i 16mila euro annui e partecipino ai cosiddetti bandi di valorizzazione. Due ordini del giorno distinti ma entrambi relativi alle assegnazioni delle case popolari, entrambi approvati dal Consiglio regionale in occasione della discussione sulla legge di revisione normativa ordinamentale ed entrambi concordati con spirito bipartisan dalla consigliera regionale del Pd, Carmela Rozza, e dall’assessore regionale alla Casa e all’Housing sociale, Paolo Franco, esponente di Fratelli d’Italia.
Nel dettaglio, un ordine del giorno impegna la Giunta regionale a lanciare bandi specifici per le famiglie nelle quali ci siano persone con disabilità grave o gravissima. Per evitare discrezionalità si fa esplicito riferimento a persone che hanno diritto alle misure regionali B1 o B2 – la prima destinata proprio alla disabilità gravissima, la seconda alla disabilità grave – o alle quali siano state riconosciute le tutele della legge 104. Perché i bandi dedicati possano funzionare davvero occorrono due condizioni di contesto, entrambe previste e richieste nel testo dell’ordine del giorno: un inquadramento reddituale diverso da quello attuale per le famiglie che si trovino nella situazione appena descritta nonché l’effettiva disponibilità di alloggi pubblici attrezzati per accogliere persone con disabilità. "L’inquadramento reddituale – spiega Rozza – deve essere ponderato in base alla gravità della disabilità con la quale convivono la persona e la sua famiglia. Oggi questo non accade, non si fanno distinzioni, e succede che le famiglie con disabili gravi siano escluse dalle assegnazioni degli alloggi perché la loro situazione reddituale e patrimoniale viene sopravvalutata senza che siano applicati gli opportuni abbattimenti". Decisiva, poi, la disponibilità di case attrezzate: "L’ordine del giorno – sottolinea la consigliera del Pd – chiede fondi e dotazioni in questo senso".
L’altro provvedimento invita la Giunta regionale a mantenere entro le soglie dell’edilizia pubblica il canone d’affitto chiesto alle famiglie che partecipino ai bandi rivolti a chi ha un reddito Isee tra i 10mila e i 16mila euro. Nel testo approvato si stabilisce che lo scostamento rispetto ai canoni tipici degli alloggi Sap non debba essere eccessivo. La quantificazione sarà esplicitata nel regolamento delle assegnazioni ma, detto altrimenti, l’obiettivo è evitare che sia richiesto un canone concordato, a quel punto elevato per le famiglie in questione. Questo ordine del giorno va ad aggiungersi alle politiche già intraprese dall’assessore Franco per aprire le porte delle case popolari ad un numero crescente di famiglie del ceto medio-basso. "L’edilizia pubblica – nota Rozza – è ormai diventata un patchwork di canoni perché dal 2016 ad oggi la legge sulla casa è stata rimaneggiata più volte. Spero che questi ordini del giorno siano l’inizio di una proficua collaborazione con l’assessorato per rivedere la legge e fare ordine non solo sui canoni dell’edilizia pubblica ma anche su quelli del privato convenzionato".
"Fin dall’inizio del mio mandato ho sempre auspicato una collaborazione istituzionale nel puro ed esclusivo interesse dei cittadini lombardi – dichiara Franco –. Martedì, durante l’approvazione del progetto di legge ordinamentale, dopo un confronto serrato con l’opposizione e con il consigliere Rozza, abbiamo trovato l’accordo politico su alcune proposte di buon senso che abbiamo riformulato, condiviso e approvato a favore dei nostri concittadini. Le polemiche sterili le lascio volentieri ed altri, a noi interessa solo ed esclusivamente il fatto che il nostro operato sia nel puro ed esclusivo interesse dei cittadini che ci hanno ampiamente scelto solo pochi mesi fa".
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