Roberto
Recalcati*
Milano è il risultato di un’incessante opera di distruzioni e rifacimenti le cui tracce sono
ancora presenti tra le fitte trame del tessuto urbano, dove il nuovo e l’antico convivono e
dove memorie lontane e più recenti dialogano sia in dialetto che in idiomi che arrivano da
ogni parte del pianeta in una complessa stratificazione di tempi e di luoghi.
Ora siamo
giunti a un punto in cui le testimonianze del passato, siano esse nobili architetture o umili
edifici, dovrebbero essere tutelate: è proprio lì che possiamo leggere la storia più intima e
vera al di là di ogni mitizzazione.
L’area di Porta Volta è emblematica e può essere considerata una scommessa per il
futuro di Milano. Qui abbiamo uno dei più importanti progetti di nuova architettura, a firma
Herzog de Meuron, che verrà completato con la costruzione dell’edificio gemello
sull’area tra il casello daziario e il giardino dedicato a Lea Garofalo, eroina dell’antimafia.
Questo nuovo edificio ospiterà il Museo Nazionale della Resistenza e mi auguro che il
nobile intento non vada a tradire i suoi propri presupposti cancellando quel filo storico che da un lontano passato giunge fino a noi, ma istauri un dialogo sia con i resti archeologici
delle mura spagnole che con i ruderi dei vecchi laboratori Feltrinelli, ultimi testimoni
dell’orrore della guerra e di chi la Resistenza l’ha fatta davvero. Mi auguro vivamente che
queste testimonianze siano conservate così come sono ora, per non dimenticare, perché in un mondo di simulacri e virtualità varie, la realtà materica segnata è l’ultimo baluardo
contro la barbarie.
*Designer