LUCA SALVI
Cronaca

Il papà del pc più veloce del mondo? Ama gli spaghetti e tifa Inter

Shane Eaton, ricercatore al Politecnico di Milano, ha scoperto una tecnica basata sui diamanti per arrivare alla realizzazione del computer quantistico, più rapido degli attuali

Il ricercatore canadese Shane Eaton

Il ricercatore canadese Shane Eaton

Milano, 29 dicembre 2016 - Il papà dei computer del futuro, super-veloci e iper-tecnologici e a base diamante, ha passaporto canadese, un cuore nerazzurro e una passione che l’ha trasformato, a tempo perso, da ricercatore talentuoso a food blogger meneghino: il cibo italiano. Si chiama Shane Eaton, classe ’78, di Vancouver, da otto anni assegnista di ricerca al dipartimento di Fisica del Politecnico. Il progetto che dai diamanti porterà al futuro computer quantistico, coordinato da Eaton, ha coinvolto, oltre al Politecnico, l’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del Cnr di Milano e di Trento, l’Università di Calgarye quella di Kyoto. Alcuni esperimenti sono stati realizzati al Cnst-Iit Milano.

Shane Eaton, partiamo dalla sua scoperta.

"Pensi al diamante e ti immagini un reticolo perfetto di atomi di carbonio, un materiale puro che piace alle donne. In realtà, in esso sono presenti dei “difetti”, nei quali, al posto di due atomi di carbonio adiacenti, si trova un atomo di azoto accanto ad un posto libero nel reticolo. Una diversità che può essere sfruttata per i bit quantistici, i quBit, che permetterebbero di aumentare esponenzialmente la velocità di calcolo rispetto ad un bit classico degli attuali computer. Fino ad oggi mancava però una tecnica di microfabbricazione in diamante che consentisse di collegare questi quBit per realizzare il computer quantistico. Noi l’abbiamo trovato".

Tutto è partito da un suo riconoscimento.

"Sì, ho vinto il prestigioso Sir, “Scientific indipendent of young researchers’’ del ministero dell’Istruzione, ricevendo un maxi finanziamento da 420mila euro, con la possibilità di creare un team per la mia ricerca".

Ha un curriculum internazionale: perché ha scelto di fare il precario in Italia?

"Mio zio si chiama Dino, viene da Napoli, ha aperto un ristorante a Vancouver 25 anni fa. La sua pasta mi ha aperto gli occhi e da allora ho cominciato a studiarmi l’Italia, dalla cultura allo sport".

E perché a Milano?

"Tifavo l’Italia ma la vedevo solo ogni 4 anni. Così ho deciso di seguire una squadra: nero e blu sono i miei colori... All’inizio non andava bene, ma più l’Inter perdeva, più m’innamoravo. Durante il dottorato a Toronto ho conosciuto un gruppo di ricercatori milanesi, mi hanno proposto un progetto. Potevo stare in Canada, andare in Svizzera o Stati Uniti con uno stipendio più alto. Se sono qui è per amore della squadra. E del cibo. Sono arrivato nel 2008".

Stesso anno di Mourinho.

"Non mi son perso un match. Sono un tifoso serio, ho un Biscione tatuato sul braccio. Per il Triplete sono andato a Barcellona e Madrid".

E la sua passione per il cibo?

"Tengo un blog, “Questa mia Milano’’, mi piace recensire i locali, soprattutto pizzerie e trattorie".

A un pizzaiolo ha dedicato un post toccante su Facebook.

"Matteo Mevio (ndr il 28enne di Tirano morto in incidente lo scorso ottobre a Milano), un amico. Volevamo fare un cocktail insieme ispirato alla margherita. Lui della Curva Sud, io della Nord, ma sapeva mettere tutti d’accordo. Anche i pizzaioli concorrenti".

Torniamo alla scoperta: possibili ricadute?

"I computer, grazie ai quBit, potranno studiare e capire problemi oggi inaccessibili, dalla diagnostica medica di precisione ai cambiamenti climatici e alle variazioni del mercato azionario".

Però resta ancora precario.

"Le do una notizia: cinque giorni fa ho saputo di essere arrivato primo su 200 per un posto fisso al Cnr. Devo firmare a Roma entro il 30 dicembre".

Quale sede sceglierà?

"Ha dubbi?"

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