Razzante*
Il tema delle competenze digitali è sempre più rilevante per la trasformazione tecnologica. Di recente l’Istat ha presentato il report “Le competenze professionali nel mercato del lavoro italiano” secondo cui l’Italia è lontana dalla media europea. I dati del report rivelano infatti che in Italia il 37,1% degli occupati svolge attività che richiedono l’utilizzo di apparecchiature digitali per almeno la metà del tempo di lavoro, mentre nella media dei Paesi Ue la percentuale è del 41,2%.
La capacità di sfruttare efficacemente le tecnologie digitali è un fattore cruciale per l’innovazione e la produttività. Inoltre, un mercato del lavoro con competenze digitali limitate rischia di escludere una parte significativa della popolazione dalle opportunità di lavoro emergenti. Diventa quindi cruciale investire maggiormente nella formazione digitale, sia a livello scolastico che professionale. L’integrazione delle competenze digitali nei programmi educativi è fondamentale per preparare le nuove generazioni ad un mercato del lavoro sempre più tecnologico. Parallelamente, è indispensabile promuovere la formazione continua tra i lavoratori attuali, offrendo opportunità di aggiornamento e riqualificazione. I risultati in materia di innovazione dell’Unione europea continuano a migliorare a un ritmo costante, raggiungendo un aumento del 10% dal 2017 e una crescita dello 0,5 % tra il 2023 e il 2024. In questo scenario, però, l’Italia rimane un player con un punteggio sotto la media. A dirlo è anche l’edizione 2024 dell’European Innovation Scoreboard, secondo cui la maggior parte degli Stati membri ha migliorato i propri kpi, ovviamente con delta che variano parecchio da un Paese all’altro. E l’Italia, pur facendo progressi, ancora non brilla, ponendosi al 21esimo posto e quindi lontanissima dal podio, occupato da Danimarca, Svezia e Finlandia.
*Docente di Dirittodell’Informazioneall’Università Cattolica