
Anna
Esposito*
Quale miglior modo di definire il ritorno tra le mura della conoscenza se non definendolo omerico. Se al momento dovessero domandarmi in che personaggio eroico mi identificherei, risponderei senza esitazione Ulisse e sfiderei chiunque a sminuire questo impavido ritorno nella patria istruzione. Così come quello di Ulisse il mio viaggio verso l’istruzione universitaria si prospetta enigmatico e la mia sensazione non può che rispecchiare quella di chi viaggia verso l’ignoto eppure, proprio per questo anche affascinante. Se quello del trasporto potrebbe identificare un problema, la mia più grande preoccupazione rimane comunque quella di non poter interagire con i miei futuri compagni di viaggio che in un percorso di crescita didattica fungerebbero da fari in mezzo alla tempesta. Nonostante tutto le terre sconosciute ospitano sempre qualcosa di nuovo e che spesso incute timore, come ciò anche la nostra isola scuola. Questa didattica a distanza potrebbe rivelarsi un po’ come la scoperta della pianta di caffè, inizialmente un po’ amara perché ancora non si è capaci di trattarla fino a poi diventare essenziale. Benché io pensi che l’interazione sociale faccia a faccia sia ciò che salvi l’uomo dall’alienazione rispetto alle emozioni che lo caratterizzano, credo sia essenziale adattarsi alle novità. È quindi dal mio punto di vista fondamentale non opporsi a qualcosa che inevitabilmente si inserirà nelle nostre vite, spetterà a noi fargli spazio avendo l’astuzia di non eliminare altro, come in questo caso potrebbe essere la didattica in presenza che, a mio parere, rimarrà sempre un pilastro fondamentale per l’apprendimento.
*Studentessa Scienze
geologiche in Statale