Nerviano, in coma dopo la festa: è giallo

Gravi lesioni cerebrali ma gli amici non svelano cosa sia accaduto

Soccorsi

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Nerviano (Milano), 10 agosto 2019 - È entrato in quell’appartamento con in mano il regalo infiocchettato, ne è uscito cinque ore dopo sdraiato sulla barella di un’ambulanza. In coma. Cosa sia successo a un giovane di vent’anni durante la festa di compleanno di un’amica alla quale era stato invitato rimane, a distanza di due settimane dall’incidente di cui è rimasto vittima, un mistero.

Tutto succede il 26 luglio scorso. A Nerviano, nell’Alto Milanese. Luca C., residente nella vicina Lainate, fresco di diploma e in cerca di un lavoro, è uno dei venti invitati al brindisi. Tutto procede come da copione per diverse ore. Chiacchiere, risate. Nulla di diverso dalla normale baldoria che può fare un gruppo di amici un venerdì sera. Niente che faccia allertare i vicini. Alle due di notte circa, però, nell’attico di via Giovanni XXIII arriva l’ambulanza. I soccorritori trovano Luca disteso a terra sul pavimento. Privo di sensi. I camici bianchi del pronto soccorso di Legnano che lo prendono in consegna un’ora dopo certificano quello che i paramedici hanno immediatamente compreso appena entrati nell’abitazione: il ragazzo ha delle lesioni cerebrali irreparabili causate da un gravissimo trauma cranico. Come se le è procurate? Chi può esserne responsabile? In quegli istanti la priorità è salvare la vita al ragazzo. Così a nessuno - né all’equipaggio del 118 né agli amici sotto choc - viene in mente di chiamare le forze dell’ordine. Ci penserà un amico ad avvisare prima il papà e poi la mamma. «È successo qualcosa di terribile a Luca, correte in ospedale».

I genitori in preda alla disperazione chiedono spiegazioni. Ma quelle fornite in quegli istanti concitati sono troppo generiche. «C’è stato un incidente durante la festa...». La madre vede che in pronto soccorso c’è un posto di polizia. Pensa che gli agenti siano in grado di dirle cos’è capitato a suo figlio. Ma quando lunedì si precipita in commissariato gli agenti cadono dalle nuvole. Nessuno li ha informati. Non sanno nulla di quel che può essere successo. Dal commissariato parte allora una chiamata diretta ai carabinieri di Nerviano. È il comandante di stazione, Andrea Doria, a capire che qualcosa non quadra. L'indagine affidata al pubblico ministero Francesca Gentilini della Procura di Milano, a tre giorni di distanza ormai dai fatti, parte in salita. Il contesto sociale è quello di gente “per bene”, ventenni che si conoscono fra loro e non frequentano cattive compagnie, né tantomeno fanno uso di droghe. Gli interrogatori a cui vengono sottoposti - fra reticenze e ammissioni in parte lacunose - fanno intanto emergere faticosamente la dinamica dell’incidente. Un gioco finito male. Luca che viene preso di sorpresa e sollevato in aria per scherzo. Le braccia degli amici che non riescono a trattenerlo e lo fanno capitombolare sul pavimento. Enigma risolto? Non proprio.

La famiglia chiede all’avvocato a cui si è affidata di svolgere degli accertamenti. Approfondimenti specialistici che portano alla luce un “anello mancante”. «È emerso che le gravissime lesioni cerebrali riportate non sono totalmente compatibili con le versioni fornite agli inquirenti», sottolinea l’avvocato Paola Padoan. Detto in altre parole, il trauma, le ferite profonde ricevute e la loro collocazione non possono essere attribuite “solo” a una caduta a terra da un’altezza come potrebbe essere quella che ha caratterizzato lo scherzo fatto al giovane. Quel tragico imprevisto ha dunque rovinato per sempre la vita di Luca? Ha sbattuto la testa contro uno spigolo? Si è forse trattato di un altro tipo di gioco, fatto magari con un oggetto contundente che per sbaglio l’ha raggiunto al capo? L’inchiesta, per il momento “contro ignoti”, si sta sviluppando nel più stretto riserbo. «Ci sono un padre e una madre distrutti dal dolore che chiedono di sapere - è l’appello del legale -. Nessuno vuole colpevolizzare dei ragazzi di vent’anni anche comprensibilmente impauriti, ma questa famiglia ha bisogno di risposte». «Chi sa si faccia avanti, non si nasconda», supplica in lacrime la madre.

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