Cologno, Siae Microelettronica in sciopero con bici e bandiere: “No alla cassa straordinaria”

I lavoratori hanno percorso in bicicletta il Naviglio della Martesana fino alla sede della Regione per scongiurare la cassa integrazione straordinaria

Manifestazione operai Siae Microelettronica Cologno

Manifestazione operai Siae Microelettronica Cologno

A mezzogiorno sono usciti dall'azienda di via Buonarroti e, invece di iniziare la pausa pranzo, hanno preso le loro biciclette e si sono radunati in via Milano, all'imbocco del Naviglio della Martesana. Fischietti, bandiere e felpe della Fiom, gli addetti della Siae Microelettronica oggi, lunedì 27 aprile, hanno incrociato le braccia per l'intera giornata. Uno sciopero proclamato per dire "no" alla richiesta dell'azienda di cassa integrazione straordinaria.

Manifestazione operai SIAE Microelettronica Cologno
Manifestazione operai SIAE Microelettronica Cologno

Una realtà di 650 operatori suddivisi tra commerciale, programmatori software e addetti del reparto produttivo che non si era fermata neanche durante il Covid-19. "Dal 2015 Siae ha perso terreno per scelte manageriali secondo noi errate", ha spiegato Alessandro Pozzi, Rsu. “Il fatturato in questi anni ha subìto un forte calo e sapevamo che l'epilogo sarebbe stato questo".

Oggi pomeriggio il presidio in Regione per un tavolo che vedrà anche azienda e sindacati. "Chiediamo l'applicazione del contratto di solidarietà per tutelare i nostri posti di lavoro”, continuano i dipendenti. “Dopo l'intesa dei mesi scorsi, l'azienda ad aprile avrebbe dovuto fare un punto della situazione. Invece, ha annunciato la richiesta di cassa straordinaria”.

La maggior parte dei lavoratori ha una storia decennale all'interno di Siae. "È anche questo che ci spaventa – sottolinea Pozzi –. Se si dovesse arrivare alla fuoriuscita di personale, abbiamo una certa età e sarebbe davvero dura riposizionarsi sul mercato del lavoro, soprattutto per le figure meno specializzate".

Eppure Siae è tra i pochi in Italia a operare nel settore delle telecomunicazioni. "I nostri prodotti sono ritenuti di altissima qualità. Questa non è una crisi da commesse o da volontà di delocalizzare, ma il frutto di una condizione sbagliata da parte della proprietà", lamentano i dipendenti. 

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