Cologno Monzese, alla Verti fumata nera sui 325 esuberi

All’incontro con i sindacati l’azienda conferma il piano di “snellimento“ che prevede di dimezzare il personale

Un presidio dei dipendenti alla sede Verti Assicurazioni situata in via Volta

Un presidio dei dipendenti alla sede Verti Assicurazioni situata in via Volta

Cologno Monzese (Milano), 16 dicembre 2021 -  "Non ci sono ancora le condizioni di sostenibilità per avviare una trattativa". Figuriamoci per arrivare a raggiungere un’intesa. È ancora tutta in salita la strada dei lavoratori di Verti Assicurazioni, dopo l’incontro che l’azienda ha avuto con le segreterie nazionali Fisac Cgil, First Cisl, Fna, Snfia e Uilca. Se da un lato l’amministratore delegato, Enrique Flores Calderon, si è mostrato disponibile a sedersi al tavolo con le sigle, dall’altra non sembra voler fare dietrofront rispetto ai 325 esuberi che sono stati annunciati soltanto un mese fa sui 605 dipendenti complessivi. Una doccia fredda per i dipendenti che solo nel 2015 avevano vissuto la stessa situazione con le prime centinaia di fuoriuscite e il passaggio da DirectLine alla multinazionale spagnola del gruppo Mapfre. Oggi all’orizzonte appare lo stesso timore di un cambio di gestione, anche se al tavolo sindacale Flores Calderon ha smentito ogni tipo di vendita. "Abbiamo chiesto subito un chiarimento sulle notizie che circolano rispetto a una vendita da parte di Mapfre a Nobis e sulla reale volontà di mantenere la propria presenza in Italia – spiegano i sindacati –. L’amministratore delegato ha risposto che Verti non è in vendita e che il gruppo considera il nostro Paese tra i nove strategici in cui operare, prevedendo investimenti". L’obiettivo di un "rafforzamento competitivo di Verti", però, passerebbe proprio anche da un piano di snellimento. L’azienda di assicurazione ha infatti manifestato l’intenzione di mandar via 325 dipendenti, esternalizzando l’intera struttura contact center e back office, ridimensionando gli altri settori e spingendo sul business digitale. Si tratta di lavoratori che hanno una media di 45-47 anni, in prevalenza donne, a cui non potrebbe neanche essere garantito uno scivolo verso il prepensionamento. "Nonostante il tentativo dell’azienda di mitigare gli impatti occupazionali della riorganizzazione, riteniamo che non ci siano ancora le condizioni di sostenibilità rispetto alle previsioni del contratto collettivo e all’equilibrio di sistema, come premessa per avviare una trattativa finalizzata al raggiungimento di un’intesa". Per questo, l’azienda si è presa altro tempo per presentare eventuali nuovi scenari per arrivare all’apertura del negoziato in sede aziendale. Il 10 gennaio ci sarà un nuovo incontro con le segreterie nazionali.  

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