Soldi e vite bloccate, la trappola del cohousing

Corso XXII Marzo, 60 famiglie in un limbo da 5 anni : "Per la casa dei sogni abbiamo anticipato tutti i risparmi, abitiamo ancora in affitto"

Una casa in centro a Milano

Una casa in centro a Milano

Milano -  Il ricordo delle 60 famiglie torna al 2016, quando al circolo Arci Bellezza fu presentato in pompa magna l’ambizioso progetto di cohousing Coventidue, con l’ex assessore all’Urbanistica del Comune di Milano Ada Luca De Cesaris tra gli ospiti. La promessa di un investimento redditizio per la casa dei sogni in centro e di una vita all’insegna della condivisione di spazi e risorse, esportando a Milano il modello nordeuropeo, si è rivelata però una trappola. Cinque anni di soldi in fumo, tempo bruciato e attese infinite, senza riuscire a ottenere gli appartamenti di pregio al civico 22 di Corso XXII Marzo per i quali hanno messo in gioco i risparmi.

"Non siamo degli sprovveduti ma persone che hanno creduto a un progetto all’apparenza solido – spiega una acquirente – io e mio marito abbiamo fatto un mutuo pesante e siamo ancora costretti a vivere in affitto in un’altra casa". Cinque famiglie hanno versato mezzo milione. Le altre hanno messo sul tavolo da 200 a 300mila euro. Facendo un passo indietro, il progetto Coventidue sembrava aver messo fine a una “telenovela“, fatta di contenziosi infiniti, con al centro l’edificio Liberty di 5mila mq realizzato a inizio Novecento. Il fondo gestito da Bnp Paribas Reim Sgr ha venduto lo stabile a Coventidue Srl, società con dietro NewCoh, promotore anche del portale Cohousing.it: un’operazione finanziata in parte dalle somme anticipate dai futuri acquirenti garantiti da una fidejussione con Reale Mutua e in parte (13 milioni di euro) da Ubi Banca.

Nella nota diffusa nel 2017 da Bnp Paribas si parlava di "un’operazione di cohousing ideata e gestita da Cohousing.it, su progetto dell’architetto Leopoldo Freyrie e con arrengement di Harley Dikkinson Finance che porterà alla costruzione di oltre 50 unità immobiliari". Il sistema sembrava vantaggioso, perché i prezzi di acquisto erano più bassi rispetto al mercato. "I problemi sono sorti quasi subito – ricostruiscono le famiglie – e il cantiere per la ristrutturazione continuava ad andare a rilento". Anni segnati anche dalla prime cause in Tribunale, da solleciti seguiti da promesse e rassicurazioni mentre il tempo scorreva inesorabile fino al 2020, quando il primo lockdown ha bloccato tutti i cantieri, fra cui quello di corso XXII Marzo. Che non avrebbe più riaperto. È emerso che già dal 2019 Coventidue aveva smesso di pagare i fornitori. Intanto è venuta a galla la crisi della galassia di società collegate che aveva promosso anche un’altra operazione finita in un grande bluff, il progetto Urban Village Navigli presentato nel 2017 come "una delle più grandi operazioni di cohousing nel mondo", alla quale lavorò col ruolo di consulente legale anche De Cesaris. La riqualificazione mai partita dell’area in via Pestalozzi 18 si è risolta in una beffa per i 30 acquirenti che hanno versato le caparre.

Uno schema identico a quello di Corso XXII Marzo. La palla è passata al Tribunale fallimentare, che ha commissariato NewCoh (Srl con un capitale di 50mila euro e quote divise al 50% fra l’amministratore unico Marco Bolis e la società Multiservice Immobiliare) e le altre società collegate, sommerse dai debiti. Per gli acquirenti di corso XXII Marzo, in una matassa ingarbugliata che vede fra gli attori anche colossi del credito, si potrebbero aprire due strade: l’acquisto a prezzo maggiorato o la restituzione dei soldi, tornando quindi al punto di partenza. Intanto sono slittati ancora i tempi per la ripresa dei lavori. "il danno è immane – concludono – e va ben oltre il valore delle somme versate e delle spese. Vale le vite bloccate da anni".  

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