
Il piano di rilancio dell’università Statale di Milano per Città Studi parte dai musei. In via Celoria, dopo l’inaugurazione di Musa - il museo di scienze antropologiche, che sarà aperto al pubblico dal 2 novembre - arriverà Apice, il centro della Statale che raccoglie più di 60 fondi, 130mila volumi, 2.500 periodici, più di un milione di fotografie e negativi per oltre 4.000 metri lineari. Compie 20 anni proprio oggi, con nuove acquisizioni del Fondo Rapisarda e un programma fitto di eventi. "Abbiamo intenzione di trasferirlo tra due anni da via Noto, dove si trova adesso, a via Celoria, accanto al museo delle scienze antropologiche. Qui nascerà un polo museale e ci sarà un punto per accedere anche al museo virtuale della Statale, che presenteremo entro la fine dell’anno e che mostrerà tutte le nostre collezioni", annuncia il rettore Elio Franzini. Allo studio anche l’arrivo del prezioso archivio di Egittologia.
Passaggio fondamentale sarà il trasloco di Beni Culturali, man mano che si libereranno (e sistemeranno) gli spazi delle facoltà che rinasceranno nell’area di Mind. Il cronoprogramma prevede un ripopolamento progressivo di Città Studi: storici, musicologi, per ultimi gli archeologi, che sono già in centro. "A brevissimo, appena avremo tempi certi, metteremo in vendita le due palazzine di Beni Culturali in via Noto, di nostra proprietà – spiega il rettore –: una la avevamo acquisita nei primi anni 2000, l’altra fatta costruire nel 2004: è un’area che ha molto mercato, crediamo non sarà un problema trovare realtà interessate".
In Città Studi resteranno le facoltà di Matematica e Informatica. "Trasferiremo lì anche attività didattiche di Scienze politiche, e mediazione linguistica e culturale". Sesto San Giovanni addio: anche l’edificio fatto costruire dalla Statale resterà fino al completamento del trasloco di Agraria per poi essere messo in vendita. "Anche se spiace perché è un vero gioiellino - confessa Franzini -, l’obiettivo però è quello della razionalizzazione degli spazi".
Le altre facoltà scientifiche attendono il futuro campus di Rho. "Tra pandemia e guerra, con il problema dell’approvvigionamento delle merci, abbiamo perso circa un anno - fa i conti il rettore Franzini -. L’obiettivo è tagliare il nastro per il 2025-26".
Si.Ba.