
Cinisello Balsamo (Milano) - Troppo spesso in passato Cinisello Balsamo è balzata agli onori della cronaca per i suoi fatti di cronaca nera, o per la sua fama di città dormitorio. Lo stesso Vittorio Sgarbi nel 2014, in occasione di una presentazione di Expo, pronunciò una frase a effetto paragonando Milano a Cinisello e dicendo: "Questa città (Milano) è straordinaria per chi viene da fuori, ma chi ci sta dentro l’ha scambiata per Cinisello Balsamo e ha pensato a una landa desolata".
Eppure, a dispetto dei luoghi comuni, per l’Istat (l’Istituto nazionale di statistica), Cinisello Balsamo è una delle tre città di tutta la provincia milanese a meritare il titolo di città della cultura. Tra oltre 150 Comuni, gli unici a poter competere con Cinisello, oltre al capoluogo naturalmente, sono Lainate e Morimondo, la prima per la sua spettacolare villa storica, il secondo per l’abazia millenaria. Tutte le altre città sono state catalogate come territori a vocazione turistica prive di categorie specifiche, mentre per Cinisello è chiara la vocazione: culturale, storica, artistica e paesaggistica. Chi stenta a crederci, dovrebbe fare come Istat e sommare i tanti indici che hanno portato a questo risultato.
A cominciare dalla storia di Cinisello che, come erroneamente si pensa, non è legata unicamente allo sviluppo industriale e dei grandi quartieri dormitorio che hanno caratterizzato la storia degli ultimi decenni. Sant’Eusebio non soltanto è il quartiere dello spaccio e dei palazzoni popolari, ma anche e soprattutto il luogo nel quale si trova uno dei monumenti storici più affascinanti e significativi: la piccola chiesa che ha radici addirittura precristiane. "Il problema è che Cinisello Balsamo per molti anni ha sottovalutato il suo grande potenziale storico e culturale - spiega Vittorio Rossin, statistico ma anche appassionato di storia locale -. La città è circondata da ville storiche che in alcuni casi hanno radici nel 16esimo secolo. Sono state possedute da personaggi storici e da grandi personalità della cultura e della politica. Si pensi a Villa Forno, che in origine era appartenuta a Ludovico di Breme, che fu ministro dell’Interno del napoleonico Regno d’Italia, e che nella sua villa balsamese usava accogliere personalità dell’arte e della cultura mitteleuropea oltre che regnanti, come la vice Regina Amalia Augusta di Baviera, moglie di Eugenio Napoleone".
Vittorio Rossin sta conducendo puntuali ricerche storiche per valorizzare questi aspetti nascosti della storia cittadina. La più nota è sicuramente la settecentesca villa Ghirlanda che negli ultimi 40 anni, dopo la cessione a patrimonio pubblico è presto divenuta il simbolo della città, ma è spesso accostata a villa Casati Stampa, che ha una storia più lunga di almeno 100 anni e cela segni storici preziosi. Per stilare la sua statistica, Istat ha preso in considerazione molti indici, compresa la capacità di accoglienza alberghiera e il flusso di "turisti" che in città arrivano soprattuto per lavoro. Ha inoltre preso in considerazione il fatto che in città è presente il museo di fotografia contemporanea, patrimonio unico in Italia.