LAURA LANA
Cronaca

Fratel Enrico Meregalli, cittadinanza onoraria a Cinisello Balsamo. È missionario del Pime da 50 anni

Cinque anni fa, per poter continuare l'opera umanitaria in India, aveva dovuto rinunciare alla cittadinanza italiana. “I miei bisogni sono quelli dei poveri”

Fratell Enrico Meregalli

Fratell Enrico Meregalli

Cinisello Balsamo (Milano), 16 novembre 2023 – È stato un abbraccio dell’intera città quello che ha ricevuto Fratel Enrico Meregalli, cinquant’anni in India come missionario, tornato in questi giorni nella sua Cinisello Balsamo.

Dal 1974 Fratel Enrico vive a Eluru, città dello Stato indiano dell’Andhra Pradesh, dove vive dal 1974. Cinque anni fa si è trovato costretto a rinunciare alla cittadinanza italiana per preservare quella indiana e poter così continuare la sua preziosa opera. A spingerlo a presentare la domanda è stata la situazione dell’India con le difficoltà che si incontrano sempre più spesso nel rinnovo dei visti ai missionari a causa della propaganda anti-cristiana dei nazionalisti indù. In questi giorni è tornato nella sua città natale e per l’occasione l’amministrazione gli ha conferito una cittadinanza onoraria con una cerimonia pubblica, che ha riunito amici, missionari, associazioni.

Fratel Enrico Meregalli
Fratel Enrico Meregalli

A Eluru lo conoscono tutti per le sue mani preziose, per il lavoro insegnato a tanti ragazzi alla scuola professionale di cui è l’anima ormai da tempo, ma soprattutto per il cuore grande di chi ha trovato un tesoro nascosto in questo angolo remoto dell’India. In particolare Fratel Enrico segue la falegnameria dove si impara intarsio e scultura. La realizzazione dei suoi progetti artigianali nei laboratori di meccanica e falegnameria è stata una risposta importante per tante generazioni che sono state formate e inserite nel mondo del lavoro.

La scuola professionale, tuttavia, non è il suo unico impegno: ci sono i poveri, i lebbrosi che va a trovare con regolarità, i ragazzi delle scuole medie a cui compera le divise, i disabili per i quali costruisce dei tricicli col materiale di scarto e tutto il suo ingegno. Una storia straordinaria, che presto sarà raccontata in una biografia scritta dallo storico locale Ezio Meroni.

La prima educazione cristiana l’ha ricevuta nel collegio di Santa Marta a Genova. Lì impara anche la ritualità “Allora la facevo con abitudine e poca voglia e oggi con dolcezza”. Poi il seme germoglia in oratorio, a Cinisello, dove girava per ritirare e vendere materiale vario per le missioni. “Le sognavo come si sogna l'avventura”.

Cittadinanza a Fratel Enrico Meregalli
Cittadinanza a Fratel Enrico Meregalli

A 20 anni inizia la formazione dei cosiddetti “Fratelli del Pime” a Busto Arsizio e dopo 5 anni diventa membro effettivo, consacrato a vita alla missione. “I miei bisogni sono quelli dei miei poveri. Dargli qualche medicina, un letto”. Dà via anche le sue camicie: ne tiene solo due come i pantaloni, "tanto per me bastano". Aiuta i lebbrosi. "Prendo le loro mani, se ne hanno ancora. Li abbraccio e, se volessero, sarei pronto a fare loro il bagno senza ripugnanza". Paga con i soldi delle donazioni anche le operazioni a chi può tornare a stare in piedi, “magari barcollando, ma almeno in piedi, in autonomia”. Vive cicloni e maremoti con onde da 10 metri e 20mila vittime. "Andammo con i fratelli in pullmino dove risiedono gli allievi delle famiglie delle nostre scuole. Bucammo tre volte, c’erano carcasse di animali vicino alla strada. Rientrammo a casa la sera decisi a non tornarci più, ma la mattina dopo eravamo già al bazar per comprare riso e coperte da portare loro".

A Cinisello Fratel Enrico era l’anima del gruppo Biafra, un’esperienza che è poi rinata in quella che è stata ribattezzata “L'Officina di Enrico”, presieduta da Lele Turati, che dopo decenni prova ancora ad aiutare le persone in difficoltà. In città, orima di partire per l’India, Enrico frequentava l’oratorio San Luigi ma a messa andava a Balsamo. Da Cinisello all’India viaggiò anche padre Mario Fumagalli, che dall’altra parte del mondo, a fine vita, realizzò un luogo di preghiera che riproduceva la facciata e, dentro, l’altare della sua chiesa cinisellese. “Non volevo andare in missione in Brasile, ma in India dove c’era Mario – ha confessato Fratel Enrico -. Avevo una forza, un fuoco, un desiderio di andare lì. Lui stava a Sapeta, che dista 60 chilometri da Eluru. Al sabato sera, finita la scuola, prendevo la bicicletta e andavo a trovarlo. Mangiavamo una buona zuppa fatta di brodo e poi la domenica mattina tornavo nella mia città. È stato la mia guida spirituale per i primi anni di missione”.