
di Paolo Galliani
Non prenderanno mai la “stella Michelin“, ma per loro, starsene lontani dalle passerelle ètoilées, è motivo di vanto. Non brillano nemmeno per l’eleganza del servizio, convinti, a ragione, che nei loro locali bastino l’educazione e l’appetito.
Ma hanno un sacco di cose che in certe blasonate località turistiche spesso mancano: la vista strepitosa, l’atmosfera famigliare dove il “lei“ può diventare il “tu“ in un amen senza che nessuno si offenda.
E la cucina sostanziosa, fatta di pochi piatti, sempre quelli, ma - diamine - impagabili. Non solo la quantità ma anche per il forte richiamo alla tradizione contadina e per l’ottimo rapporto qualitàprezzo (spesa media: 25-30 euro).
Basta? Di sicuro. Tant’è che, sono loro, i nuovi “rifugi“ dei milanesi e lombardi in cerca di ossigeno, temperature gradevoli e buon cibo, durante i “fuori porta“ agostani.
Le locande e le trattorie che troneggiano sulle alture del Triangolo Lariano, sopra Erba, Asso e Canzo, terra di mezzo tra l’Alta Brianza e Bellagio, a un niente dal Monte San Primo dove nasce il Lambro e dal Ghisallo, luogo di pellegrinaggio per gli appassionati di ciclismo.
A Chevrio, frazione di Bellagio che osserva dall’alto la famosa località dove il Lario si divide tra i rami di Como e Lecco, c’è la Baita Belvedere della famiglia Gilardoni, un autentico laboratorio di piatti tipici, a cominciare dalla polenta “uncia“ (o vuncia) impregnata di formaggio “latteria“ semigrasso e rivestita di burro fuso.
Nemmeno tanto lontano, sempre sopra Bellagio ma formalmente nel Comune di Lezzeno, c’è il “Rifugio Martina“ dei fratelli Ticozzi (031.964695), con la polenta, anche qui, declinata in una serie di invitanti abbinamenti e un affaccio invidiabile dai 1300 metri sul lago, con lo sguardo che, da un lato, mette a fuoco l’Isola Comacina, a destra, sua maestà la Grigna.
Appetito importante? A Piano Rancio, a 1000 metri di altitudine, c’è “Pra Filippo“ della famiglia Galli (338.4238203), altro view point invidiabile e altra sosta obbligata dove l’unico stress accettato è quello di dovere scegliere tra l’immancabile “polenta uncia“, un brasato o un’abbondante porzione di funghi. Con tanto di opzione “take away“: si ordinano i piatti desiderati evitando la prenotazione, per poi andare a consumarli all’esterno, su uno dei tanti tavoli che da queste parti valgono i capolavori della Land Art. La gentilezza? Quella c’è per statuto. Dalle parti del Ghisallo, l’unica cosa faticosa è la strada per arrivarci.