
I due architetti Stefano Boeri e Cino Zucchi
Milano, 28 gennaio 2025 – Il gip Luigi Iannelli ha già respinto una richiesta di sequestro preventivo ai fini della confisca di 5,2 milioni nell’inchiesta sul condizionamento del concorso internazionale per il progetto della realizzazione della BEIC, la Biblioteca europea di informazione e cultura.
I pm Paolo Filippini-Mauro Clerici-Giancarla Serafini, coordinati dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano, hanno contestato agli architetti Stefano Boeri e Cino Zucchi in concorso con i colleghi vincitori del bando di gara di aver “incamerato il profitto del reato, quantificato in quasi 400 mila euro per l’aggiudicazione del bando di progetto, 3,9 milioni di euro per l’affidamento dei servizi di architettura ed ingegneria e 985 mila euro per la prestazione di direzione lavori e coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione”.
Dialoghi via Whatsapp
Gli investigatori hanno rintracciato una chat di gruppo in cui c’erano Angelo Lunati, Pier Paolo Tamburelli ed altri architetti chiamata “viale Molise”, una delle vie lungo cui sorgerà la Beic.
I pm riportano chat allusive, alcune goliardiche, tra Zucchi e Tamburelli con immagini, tra cui quelle di un libro con dentro un ventaglio di biglietti da 50 euro e di un tycoon che ridendo maneggia banconote. In un messaggio, tra l’altro, una dirigente comunale scriveva nell’agosto 2022: “Abbiamo fatto le verifiche (...) I rapporti in varie occasioni ci sono stati (...) Non è possibile che architetti famosi non abbiano incontrato colleghi (...) Si dovrebbe a questo punto annullare tutto. Ma un altro concorso rivedrebbe potenzialmente ripetersi la situazione”.
A conferma degli accordi tra la commissione e la cordata dei vincitori c’è traccia sui social di un incontro con Tamburelli che, stando alle 39 pagine di accuse, si sta adoperando per “sistemare“ la gara. L’incontro è la sera prima dell’aggiudicazione e a conferma il giorno dopo arriva dai vincitori un messaggino: “Evviva!!!”
Le tappe dell’inchiesta
Già nell’ottobre 2023 Boeri finisce sotto l’occhio degli investigatori per turbativa d’asta nell’inchiesta della procura sull’appalto. Dallo studio dei documenti sequestrati 15 mesi fa, tra cui numerose chat, sono derivate le esigenze cautelari che hanno portato i pm a richiedere gli arresti domiciliari.
Una richiesta notificata, in vista dell’interrogatorio preventivo del 4 febbraio, come previsto dalla riforma Nordio. Zucchi spiega: “Il grande rigore con il quale ho partecipato ai lavori della giuria di concorso Beic mi rendono totalmente tranquillo”. Boeri, invece, si dice sorpreso e molto turbato”. A decidere sulla richiesta sarà, quindi, il gip Luigi Iannelli.
L’altro fronte
Per Boeri non è l’unico guaio giudiziario, perché rischia di finire a processo nell’ambito di una della serie di inchieste della Procura, con al centro le accuse di lottizzazione abusiva e abuso edilizio, che hanno messo sotto la lente il sistema dell’urbanistica milanese e i rapporti fra professionisti, funzionari e dirigenti comunali.
Si tratta del progetto Bosconavigli firmato dall’archistar nel quartiere San Cristoforo, con presunte irregolarità analoghe a quelle riscontrate dalla Gdf in decine di altre operazioni di rigenerazione urbana finite sotto inchiesta. Indagini sfociate anche in tre cantieri sotto sequestro e nel primo rinvio a giudizio, sul caso della Torre Milano in via Stresa, che fa tremare anche gli altri indagati.
Nella chiusura indagini sul Bosconavigli, la Procura contesta la mancanza del necessario “piano attuativo” per costruire, con gli annessi servizi per i residenti dell’area. L’altezza della costruzione che arriva a 41 metri, superando i 25 che sono il limite proprio per fare a meno del piano attuativo. E poi l’assenza di una delibera, con la convenzione urbanistica stipulata, invece, davanti a un notaio tra il privato costruttore e un dirigente comunale.