Centro estivo a 4mila euro: la disabilità si paga

Ilaria, madre di Diego, si è trovata di fronte ad un bivio: accettare le date volute dal Comune di Gorgonzola o sborsare la cifra monstre

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di Giambattista Anastasio

Loro si sono mossi per tempo: tra gennaio e febbraio. Il Comune ha risposto solo all’inizio di maggio. Poi non più. La loro idea era quella di organizzarsi in base alle risposte che avrebbero ricevuto proprio dal Comune. Un’idea che ne presupponeva un’altra: quella che il Comune si fosse già organizzato. O che a sua volta si stesse organizzando per tempo. Idea sbagliata, evidentemente. E persino un po’ stramba, come suggeriscono, purtroppo, questa ed altre storie simili. Fatto sta che oltre ad essersi limitato ad una sola risposta, oltre ad averla data in ritardo, il Comune è stato anche decisamente rigido. Risultato: fosse stato per l’amministrazione municipale, loro avrebbero dovuto pagare più di 4mila euro per mandare al centro estivo il figlio Diego, bambino di 9 anni con una disabilità gravissima. Quattromila euro per poter garantire a loro figlio un diritto che ad altri è garantito per molto meno: il diritto a stare con i propri coetanei in un contesto educativo anche quando la scuola è finita. Per chi non lo sapesse: a tutte le famiglie viene chiesto di pagare solo la quota d’iscrizione al centro estivo, eccezion fatta per le famiglie dei bambini con disabilità. Spesso, spessissimo, a loro viene chiesto di farsi carico anche della retribuzione dell’educatore che deve seguire il bambino: da qui quei 4mila euro e rotti.

Questa in sintesi è la vicenda nella quale sono rimasti coinvolti Ilaria Lepore, suo marito e il piccolo Diego. Il Comune in questione è quello di Gorgonzola. Una vicenda che, nonostante il ritardo e la rigidità nelle risposte, nonostante quella cifra monstre di 4mila euro, è persino meno peggio di altre che abbiamo via via raccontato su queste pagine. Paradossale, forse. Ma vero. I dettagli, allora. "Quest’anno ci siamo mossi in anticipo – racconta Ilaria –: tra gennaio e febbraio abbiamo scritto al Comune chiedendo come sarebbe stato organizzato il servizio del centro estivo". Una richiesta – si badi – avanzata con tempismo: è proprio a febbraio che i Comuni pianificano, o dovrebbero pianificare, il servizio dei centri. "Sia io che mio marito lavoriamo – prosegue Ilaria –, quindi volevamo capire in quali settimane avremmo potuto contare sul centro estivo per Diego in modo da prendere le ferie nelle settimane in cui il servizio non ci sarebbe stato".

Passano i mesi ma il Comune non risponde. Ilaria si rivolge anche all’organizzazione di volontariato “Nessuno è escluso“ che a sua volta scrive all’amministrazione. La prima ed unica risposta arriva a inizio maggio.

"Ci hanno fatto sapere – racconta Ilaria – che Diego avrebbe potuto contare su 4 settimane di centro estivo senza spese extra al di là dell’iscrizione". Ecco il motivo per cui questa storia, tutto sommato, è persino meno peggio di altre: in questo caso il Comune ha messo a disposizione ben 4 settimane. "Il problema è che quelle 4 settimane dovevamo utilizzarle tassativamente entro il 31 luglio – spiega la mamma di Diego –, per motivi interni al Comune". Tradotto: un servizio a scadenza, un’offerta a validità limitata, prendere o lasciare, come al supermercato, come non si trattasse di un bambino di 9 anni e di due genitori che lavorano e che, oltre a Diego hanno, per la cronaca, anche Diana, 6 anni. "La scuola è finita a inizio giugno e riprenderà il 12 settembre: le settimane nel mezzo sono ben più di 4 – ragiona Ilaria –. Io e mio marito, nel frattempo, mentre attendevamo inutilmente le risposte del Comune, abbiamo dovuto comunicare i nostri giorni di ferie al lavoro e lo abbiamo dovuto fare al buio. Ci siamo messi in ferie nelle due settimane centrali di agosto. Il nostro bisogno, quindi, andava ben al di là di quelle 4 settimane, così abbiamo chiesto al Comune se potessimo perlomeno modularle diversamente, utilizzarne almeno una parte a settembre: niente da fare, nessuna vera risposta".

A meno di non voler metter mano al portafoglio: "Ci è stato detto che per mandare Diego al centro estivo nelle prime due settimane di agosto e nelle prime due settimane di settembre avremmo dovuto pagare l’educatore di tasca nostra: 172 euro al giorno, che per 4 settimane significa 3.440 euro, a cui aggiungere i 320 euro di iscrizione (80 a settimana) e l’Iva. Insomma: siamo sui 4.500 euro". Una cifra che si commenta da sola. Il Comune, però, ha messo a disposizione delle famiglie con persone con disabilità un voucher, "che – dettaglia ancora Ilaria – consente di ridurre la spesa complessiva di un 35%, ma resta comunque tanto". E il voucher funziona a rimborso:il beneficiario anticipa, l’amministrazione copre qualche mese dopo. Alla fine è stata la Fondazione Don Gnocchi a venire incontro a Ilaria permenttendo a Diego di frequentare il centro estivo attivato a Pessano con Bornago per le due settimane di settembre senza costi extra e ad Ilaria di dimezzare la spese. Quanto alle prime due di agosto, Diego le trascorrerà, infatti, nel centro estivo comunale, come l’ultima di luglio, l’unica completamente coperta dall’amministrazione. "Mi chiedo – conclude Ilaria – perché un Comune debba rispondere così tardi, perché possa negare ad una madre la possibilità di utilizzare quelle 4 settimane secondo le esigenze della famiglia, perché ci complichino la vita anziché agevolarci. Assurdo".

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