Centralinista licenziato "Doccia fredda, era casa mia"

Provvedimento della Croce Viola nei confronti di un soccorritore "Durante la pandemia ci hanno chiamato eroi e tutto fa ancora più male"

Migration

di Francesca Grillo

"Per me non è mai stato solo un posto di lavoro, un luogo dove iniziare e finire il turno. Era una seconda casa". C’è rammarico, dispiacere e amarezza nelle parole del soccorritore che per anni ha prestato servizio alla Croce Viola Rozzano. Un’associazione storica sul territorio, sempre in prima linea. Il soccorritore, che preferisce rimanere anonimo, ha iniziato nel 1995, con assunzione nel 2000. Dopo tanti anni con la divisa, gli è arrivata la lettera: licenziamento. Una doccia gelata, una notizia inaspettata. Le condizioni della Croce Viola sono balzate alla cronaca nelle scorse settimane, con i paventati licenziamenti poi rientrati. Ma, evidentemente, la crisi non era passata. Tanto che al soccorritore è stata mandata la lettera di fine lavoro, senza molte spiegazioni. "Ha fatto male, sia a livello professionale – racconta – sia sotto l’aspetto umano. Senza contare che non sono più un ragazzino, quindi ricollocarmi non sarà semplice".

La Viola aveva mostrato difficoltà all’interno dell’associazione a causa dell’insostenibilità dei costi, in seguito alla "perdita" di una convenzione su Milano. Di fatto, il cambiamento aveva determinato la mancanza dei volontari per i turni serali, con un necessario impiego dei dipendenti per coprire i turni. Ma la manovra era economicamente insostenibile per la Croce. Anche se i paventati licenziamenti erano rientrati, almeno inizialmente e dopo l’intervento di sindacati, consiglieri comunali, cittadini (attraverso una raccolta firme molto partecipata) e il sindaco Gianni Ferretti. Niente da fare: per il soccorritore non c’è stata possibilità. Neanche un tentativo da parte dei colleghi, con una sorta di "accordo di solidarietà" per qualche mese, il tempo di dare la possibilità almeno di cercare, un altro posto di lavoro. Ma nessuna proposta, racconta il soccorritore, è stata presa in considerazione dai vertici dell’associazione che non intendono commentare l’accaduto. E ora il suo posto di centralinista, una figura fondamentale all’interno di ogni sede di primo intervento, è coperto con una riprogrammazione interna. "Ho iniziato in questo mondo da volontario, soccorritore, poi al centralino – racconta –: in tanti anni ho accumulato esperienza in diversi campi. Ci hanno chiamato eroi durante la pandemia. Non ci siamo risparmiati, non abbiamo pensato ai rischi, alle difficoltà. Abbiamo fatto solo il nostro dovere. Fa ancora più male un licenziamento. Profonda delusione".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro