Milano, 2 marzo 2024 – “Quella parola va usata con le pinze: per me non è giusto farlo in questo caso”. La parola di cui parla Roberto Cenati è “genocidio”. Ed è stato proprio l’inserimento di quella parola tra i messaggi-chiave (“Impediamo il genocidio”) della manifestazione del 9 marzo organizzata da Cgil e Anpi a spingerlo a dimettersi dopo 13 anni dalla carica di presidente milanese dell’Associazione nazionale partigiani.
Un passo indietro che ha generato l’inevitabile reazione del presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo: “Si tratta di parole che utilizza il Tribunale penale internazionale e, dunque, ci siamo semplicemente adeguati a una proposta di buon senso”.
Cenati, lei non è d’accordo con la linea dell’Anpi nazionale?
“Se avessero usato la formula “Impediamo il massacro”, lo avrei accettato. Ma il genocidio no. È una parola precisa, da utilizzare con estrema attenzione: è stata coniata nel 1944 dall’avvocato ebreo polacco Raphael Lemkin per descrivere l’uccisione programmata e scientifica di un intero popolo da parte dei nazisti e fatta proprio dalle Nazioni Unite nel 1948 con l’approvazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio”.
Quindi per lei la parola “genocidio” viene usata a sproposito per descrivere quanto sta accadendo in Medioriente?
"Sì. Ormai è un termine diventato virale, urlato durante le manifestazioni organizzate dai filo-palestinesi. Tuttavia, non è quello che sta succedendo. Il 7 ottobre, Hamas ha compiuto crimini terribili, massacrando ragazzi e sequestrando persone. La reazione del governo di estrema destra di Netanyahu ha provocato un bagno di sangue, con migliaia e migliaia di civili uccisi: una reazione esagerata, che neppure gli Stati Uniti stanno riuscendo a fermare. Tuttavia, non è un genocidio. Lo scopo di Israele è un altro: colpire Hamas, non sterminare l’intero popolo palestinese. In questo modo, inoltre, si rischia di alimentare un pericolosissimo parallelismo tra nazisti ed ebrei, che non fa che alimentare l’antisemitismo”.
Pagliarulo ha replicato che la parola “genocidio” è stata utilizzata dal Tribunale dell’Aja.
"Quella parola è stata estrapolata dall’istruttoria del Tribunale, ma non mi risulta ci sia già una sentenza. Detto questo, io ho deciso di non allinearmi al pensiero unico e di essere coerente con le mie idee: non avrei potuto partecipare alla manifestazione del 9 marzo da presidente dell’Anpi milanese. Resterò nel Comitato provinciale, ma non più in prima linea”.
Il 25 aprile non è lontano...
"Auspico che il mio successore mantenga saldi i rapporti che ho costruito negli anni: con le istituzioni, con la Prefettura, con la Questura, con la Comunità ebraica. Una condizione che ha permesso all’Anpi di organizzare sempre un corteo unitario e inclusivo. Spero che sia così anche quest’anno, anche se mi aspetto una giornata difficile”