M.CONS.
Cronaca

"Celle nelle ex caserme? Subito educatori e agenti"

Milano, la presidente dei penalisti reduce da una visita in piazza Filangieri

L’avvocata Valentina Alberta, presidente della Camera penale di Milano

A San Vittore l’hanno dovuta risolvere così: prendendo degli sgabelli in legno e segandoli in modo che al centro restasse un foro largo il giusto. Era l’unico modo perché le detenute, che a momenti sfiorano il centinaio, potessero “sedersi“ quando vanno in bagno. Nel vecchio carcere cittadino, infatti, non ci sono wc ma soltanto gabinetti alla turca. "E pensare che il ministro Nordio vorrebbe riadattare a carceri le ex caserme militari. A San Vittore non si è mai riusciti a risolvere il problema dei bagni femminili e ci sono due raggi del carcere chiusi per lavori da più di vent’anni".

L’avvocata Valentina Alberta, presidente della Camera penale di Milano, è entrata una settimana fa con una delegazione di penalisti nel carcere di piazza Filangieri e ne è uscita piuttosto desolata. "Ci sono zone del carcere quasi impraticabili", spiega. "Abbiamo visto le sezioni più problematiche, quelle di prima accoglienza, di chi ha problemi di tipo psichiatrico. Oggi nelle case circondariali come San Vittore entrano detenuti sempre più giovani, con grossi problemi di dipendenza da droga ma anche da psicofarmaci, che pare vengano distribuiti in quantità nella rotta di immigrazione dai Balcani. Gli stranieri sono moltissimi e spesso non capiscono una parola di italiano. Negli operatori mancano le energie per far fronte a questa popolazione disperata. Non ci sono i mediatori culturali, la polizia penitenziaria è sotto organico, medici e educatori sono in numero del tutto inadeguato. Eppure tutto questo non può diventare un alibi per abbandonare quelle persone fragili a se stesse: ognuno deve fare comunque la sua parte".

E aggiunge: "Queste persone vanno ascoltate, vanno date loro delle risposte, cosa che spesso non avviene. E per fortuna dentro è molto attivo il volontariato, una presenza fondamentale. Ma dappertutto, nelle carceri milanesi e non solo, il problema del sovraffollamento come risposta immediata può avere solo quella della liberazione anticipata speciale, perché la prospettiva delle caserme dismesse non è praticabile in tempi brevi. E poi se ci sono i soldi per ristrutturarle e per il nuovo personale da assumere, non si capisce perché non vengano spesi subito per le esigenze più urgenti. Bisogna investire nel personale civile: mancano educatori, psicologi, medici, psicoterapeuti. Questa è la scelta fondamentale che va fatta".