ANNA GIORGI
Cronaca

Il cavo teso a Milano, il 18enne si fa avanti: "Due anni e mezzo per il gioco mortale"

Michele Di Rosa vorrebbe patteggiare: udienza il 16 maggio. Il complice Alex Baiocco punta al rito abbreviato (con sconto di pena). Per gli autori della "bravata per noia" caduta l’accusa di strage

I carabinieri mostrano i segni lasciati su un albero dal cavo teso dopo essere stato colpito da un’auto in viale Toscana nella notte tra il 3 e il 4 gennaio

I carabinieri mostrano i segni lasciati su un albero dal cavo teso dopo essere stato colpito da un’auto in viale Toscana nella notte tra il 3 e il 4 gennaio

Milano – Per i due giovani fermati con l’accusa di avere teso un cavo di acciaio ad altezza uomo in viale Toscana, nella notte tra il 3 e il 4 gennaio scorsi, il pm Enrico Pavone aveva chiesto il processo immediato. Il 24enne Alex Baiocco, che ha piccoli precedenti, a quel punto, tramite i suoi legali, ha chiesto l’abbreviato che gli consentirà lo sconto di un terzo della pena (il rito alternativo verrà discusso il 16 maggio). Michele Di Rosa, invece, incensurato, sempre tramite i suoi legali, ha chiesto di patteggiare una pena a due anni e mezzo. La richiesta, sempre il 16 maggio, potrà essere accettata o respinta dal gup Sonia Mancini. Nel caso venga respinta si avvia il processo che, presumibilmente, sarà in abbreviato. I due ragazzi di 24 e 18 anni, nei riti alternativi, salteranno l’udienza preliminare, essendo, fra l’altro, reo confessi.

In carcere a San Vittore si trova ancora Baiocco, mentre il 18enne Di Rosa è ai domiciliari da gennaio. La parola ora passa al giudice che deciderà del destino dei due “ragazzi annoiati“. Del terzo complice, 17enne, con problemi psichiatrici, se ne occuperà invece la Procura dei Minori. Quest’ultimo attualmente si trova ricoverato in una clinica. Secondo la ricostruzione di quella notte scellerata i tre giovani, attorno alle due del 4 gennaio scorso decisero di tendere un cavo d’acciaio, ad altezza uomo, ancorandolo al corrimano della pensilina dell’autobus 91 e ad un palo della segnaletica verticale in viale Toscana, mettendo in pericolo l’incolumità soprattutto di motociclisti e ciclisti, che solo per un soffio evitarono di essere decapitati.

Un gesto che il gip, nel suo provvedimento, aveva definito "assurdo". Baiocco, con una importante fragilità psichica, nella sua confessione, aveva parlato di una "idea stupida" venuta perché lui e i suoi due complici si stavano annoiando. Avevano bevuto: quando hanno tirato la fune "eravamo molto scherzosi, continuavamo a ridere, io ho ritenuto di seguire il gruppo", aveva aggiunto affermando di essersi reso conto solo in un secondo momento che "qualcuno si poteva fare male" e che quindi il cavo andava rimosso.

E ancora «io stavo come facendo il pagliaccio per assecondare i miei amici, per farli ridere, per passarci una serata in modo più allegro. Non c’era un’altezza prestabilita alla quale intendevamo mettere il cavo, in generale non c’è stata una programmazione della cosa, ma solo un "dai, prendi il cavo e tiralo. Lo abbiamo fatto, non lo so nemmeno io perché, sì perché eravamo annoiati". Di Rosa, che pure lui ha ammesso le sue responsabilità, ha detto di essersi pentito. I due risponderanno del reato di "blocco stradale". Caduta invece l’accusa di strage, perché richiede il dolo specifico, e caduta anche l’accusa di ricettazione. Il cavo di acciaio, infatti, era stato rubato da un cantiere non lontano dai viali del quartiere di Porta Romana. Alex Baiocco si è attribuito la responsabilità del furto, ma non risponderà del reato che è procedibile solo su querela di parte. E la querela da parte dell’impresa edile al quale è stato sottratto non è stata appunto formalizzata al tribunale.