Caso camici: nelle chat gli ultimi accordi

Nelle dichiarazioni ufficiali, rese in interrogatorio, in Regione nessuno sapeva della parentela di Fontana. Attesa l’analisi dei telefoni.

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Saranno le chat, i messaggi e le mail contenute nel cellulare di Andrea Dini, il cognato del governatore Attilio Fontana, indagato insieme a lui per il caso dei 75 mila camici a chiarire definitivamente i termini dell’accordo preordinato di cui sono convinti i giudici. La copia forense è il prossimo passaggio dell’inchiesta che, oltre a Fontana e suo cognato, ha sotto indagine anche Filippo Bongiovanni, ex direttore generale di Aria, e la funzionaria della stessa centrale acquisti regionale a capo dell’ufficio gare. Tutti accusati di frode nelle forniture pubbliche con Dini e Bongiovanni che rispondono anche di turbata libertà nella scelta del contraente. Saranno gli specialisti della Guardia di Finanza ad effettuare copia del contenuto dello smartphone sequestrato dalle stesse Fiamme Gialle nel blitz scattato martedì scorso nella negli sede di Dama, dove i finanzieri hanno trovato i 25 mila camici che facevano parte della più ampia fornitura da 75 mila pezzi ma che non non sono stati consegnati alla Regione Lombardia dopo la trasformazione del contratto da acquisto in donazione.

Un accertamento tecnico irripetibile che verrà effettuato nei prossimi giorni alla presenza del consulente di parte nominato dallo stesso Dini. Una volta conclusa l’operazione, il cellulare potrà essere dissequestrato e restituito al cognato di Fontana. Chat, messaggi e altro materiale di interesse investigativo saranno poi analizzati dai pm Paolo Filippini, Luigi Furno e Carlo Scalas. I magistrati titolari dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli sono al lavoro anche sulla documentazione sequestrata negli uffici della società che fa capo al cognato di Fontana (la moglie del governatore, Roberta Dini, detiene una quota di minoranza del 10%) per ricostruire tutte le fase dell’ordine dei camici e i rapporti tra Dama e la varie società fornitrici.

Allo stato delle dichiarazioni ufficiali dei vari protagonisti, e nonostante l’assessore regionale Raffaele Cattaneo avesse subito accennato a Fontana che tra le aziende disponibili a riconvertire la produzione c’era pure quella di Andrea Dini, non ricevendo segnali né di approvazione né di disdetta, un po’ tutti in Regione affermano di non aver mai ricollegato la fornitura al fratello della moglie di Fontana. Saranno rporio tutte queste cose a dover essere accertate per ricostruire il quandro delle accuse.

An.Gi.

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