
Lo sgombero del 2018 contro il Comitato Giambellino-Lorenteggio
Milano - Quando i giudici hanno pronunciato la sentenza sono esplose in aula le urla degli imputati e degli antagonisti radunati al primo piano del Palazzo di giustizia per sostenerli: "Vergogna, fate schifo, nemici dell’umanità". Nove promotori del Comitato abitanti Giambellino-Lorenteggio sono stati condannati a pene comprese tra 1 anno e 7 mesi e 5 anni e 5 mesi, per accuse che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata all’occupazione abusiva di immobili di proprietà pubblica alla resistenza a pubblico ufficiale per una presunta gestione illecita di case popolari nel capoluogo lombardo.
Si è chiuso così, davanti ai giudici della quarta penale (Fazio-Castellabate-Filiciotto), il processo milanese scaturito dal blitz del 13 dicembre 2018, con lo sgombero delle case occupate e l’arresto dei cosiddetti 'Robin Hood' degli alloggi. Condanne che sono andate anche oltre le richieste della Procura, che erano fino a 3 anni e 2 mesi. Riconosciuta dai giudici l’accusa principale di associazione per delinquere. A 5 anni e 5 mesi è stato condannato Virgilio Moscatiello, 62 anni, mentre a Niccolò Bosacchi sono stati inflitti 4 anni e 3 mesi. I giudici hanno chiesto ai carabinieri in aula di identificare chi tra il pubblico ha urlato quelle frasi, nei momenti di tensione seguiti alla lettura della sentenza.
La presunta associazione per delinquere, secondo le indagini del pm Piero Basilone (ora procuratore a Sondrio) portate a processo dal pm Leonardo Lesti, non agiva per fini di lucro ma avrebbe avuto "uno scopo comune: una propagandata 'giustizia sociale' a tutela del diritto della casa, volta a creare una soluzione all’emergenza abitativa, parallela e contrapposta a quella offerta dalle Istituzioni". E gli imputati, cosiddetti Robin Hood delle case popolari e che erano finiti agli arresti domiciliari nel 2018, si legge negli atti dell’indagine, si sarebbero adoperati "con mezzi leciti ed illeciti" per "impedire gli sgomberi di immobili abusivamente occupati" e per "combattere le Istituzioni a colpi di occupazioni" delle case popolari.
I loro difensori, gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, avevano chiesto l’assoluzione. Ora presenteranno ricorso in appello. "I crimini – è la posizione degli antagonisti – sono l’insieme di azioni con le quali, nel corso degli anni, insieme agli abitanti di un quartiere dall’esistenza travagliata, sono stati costruiti degli spazi di solidarietà e vita in comune, in risposta all’incuria reiterata a cui quei luoghi e la loro popolazione sono stati abbandonati".