Beccaria di Milano, lavori infiniti e carenza di agenti: il declino del carcere modello

Ristrutturazione a singhiozzo e 18 anni di rimpalli. Nuova promessa: finiremo ad aprile 2023. Il sindaco Sala: con don Rigoldi ripetuti richiami ai Governi ma non è cambiato niente

Correva l’anno 2004 quando partirono i primi lavori per la ristrutturazione del carcere minorile Beccaria di Milano. Cantieri infiniti, sfruttati dai giovani detenuti per l’evasione del giorno di Natale, che si sono trascinati negli anni fra ritardi, rimpalli fra amministrazioni, problemi nell’assegnazione degli appalti e opere a singhiozzo.

La data di fine lavori è slittata annuncio dopo annuncio e, ora, è stata fissata per fine aprile 2023 a seguito di un accordo firmato a inizio dicembre fra ministero della Infrastrutture e ministero della Giustizia per dare una accelerata e risolvere l’impasse. "Da anni, durante gli incontri su diversi tavoli e con diversi interlocutori, sollecitiamo un passo avanti in questi lavori infiniti e perpetui", spiega Giorgio Dimauro, segretario della Uil Pa Milano. "Purtroppo l’evasione – prosegue – ha portato alla luce tutti i danni provocati da un rimbalzo di responsabilità fra ministeri, che hanno fatto procedere l’opera a singhiozzo".

Anche l’associazione Antigone, che si occupa dei diritti dei detenuti, nel suo ultimo rapporto sull’istituto penale in via Calchi Taeggi aveva parlato di una "ristrutturazione eterna di cui ancora non si vede la fine", di spazi come "cantieri a cielo aperto", aree "transennate o ricoperte da ponteggi". Il primo lotto è stato ultimato in ben quindici anni, il secondo è aperto dal 2018 e ha subìto anche i rallentamenti provocati dalle conseguenze del Covid.

I lavori per la ristrutturazione, partiti nel 2004, riguardano tutto il complesso. È stato riqualificato il reparto di “orientamento“ in cui attualmente si trovano i due gruppi più numerosi, oltre al reparto cosiddetto “avanzato”, riservato ai ragazzi che hanno il permesso di uscire per motivi di studio e lavoro. È in fase di ristrutturazione il padiglione “gemello”, speculare a quello riservato ai gruppi di orientamento. Il Centro di prima accoglienza al momento è chiuso. Quando iniziarono i lavori la sezione femminile fu trasferita a Pontremoli, e al momento non ci sono indicazioni su un possibile rientro. Una volta chiusi i cantieri, la capienza sarà di 80 posti. Ma non è l’unico problema che si trascina da anni, nel carcere minorile dove nel corso del tempo sono già scoppiati disordini ed episodi violenti. Al Beccaria, dove ora ci sono una trentina di ospiti, servirebbero almeno 15 agenti della Polizia penitenziaria in più rispetto agli organici attuali. Nello scenario si aggiunge anche il continuo turnover di reggenti.

"I problemi del Beccaria sono amaramente cristallizzati nel tempo", spiega il garante dei detenuti del Comune di Milano Francesco Maisto. "Da anni non c’è un direttore stabile e la mancanza di una guida sicura ha degli effetti – prosegue – inoltre da almeno altrettanti anni c’è una situazione di lavori in corso. Il Beccaria ha bisogno di diritti e tempi certi, cosa che adesso non si sa". Problemi, tra cui quello della dirigenza, che presto potrebbero trovare una soluzione, come ha garantito il direttore generale del personale del Dipartimento per la Giustizia minorile Giuseppe Cacciapuoti. Gennarino De Fazio, segretario generale della Uil Pa Polizia penitenziaria, punta il dito sui "tagli" dopo che l’evasione ha "riportato a galla le ancestrali disfunzionalità del sistema penitenziario". La manovra, inoltre, non risolverà il problema della reggenza perché "grazie a un colpo da far invidia al miglior prestigiatore, chi aveva concorso per fare il direttore di carcere sarà assunto in un Tribunale". Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, fa una amara riflessione: "Il Beccaria era un carcere modello, in un passato ormai remoto. Da quasi vent’anni non c’è un direttore, e ce la si è cavata con dei “facente funzione“. Da una quindicina d’anni ci sono lavori in corso". Spiega, inoltre, di aver fatto insieme a don Gino Rigoldi "continui richiami ai Governi per mettere mano a questo problema". Anche Daniele Nahum e Alessandro Giungi, presidente e vicepresidente della sottocommissione Carceri di Palazzo Marino, parlano di "lavori dai tempi infiniti", oltre alla "cronica carenza di personale".

 

 

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