ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Milano, l'appello di un alpino: "Aiutatemi a trovare il cappello"

Smarrito in occasione delle celebrazioni per 100 anni della fondazione dell’Ana: "Valore affettivo enorme"

Alpini a Milano

Milano, 10 agosto 2019 - Cercasi cappello degli Alpini. L’accessorio con la penna nera non ha valore economico ma «morale», specifica il suo proprietario Franco Pistone che spiega: «Me lo hanno dato quando sono stato arruolato come Alpino di truppa quasi 40 anni fa ma a rendermelo davvero prezioso è la decorazione con due medaglie al valore militare, appartenute ai miei due nonni». Artigiano originario di Ceva, un paesino di 3mila anime in provincia di Cuneo, Pistone, 58 anni, si è recato due volte a Milano nell’ultimo anno: dal 10 al 12 maggio per la 92° Adunata Nazionale degli Alpini. Il mese scorso è tornato in occasione delle celebrazioni per i 100 anni della fondazione dell’Associazione Nazionale Alpini: l’Ana è stata fondata infatti l’8 luglio 1919 da alcuni reduci della Prima Guerra Mondiale in Galleria Vittorio Emanuele II. «Per l’occasione quel giorno è stata svelata una targa. Ho partecipato con entusiasmo alla cerimonia. Poi è successo quello che non dovrebbe mai succedere: ho perso il mio cappello…».

Da quanti anni lo possiede?

«Mi è stato fornito durante la leva obbligatoria nel 1980. Abbiamo vissuto assieme, per così dire, tante avventure, inclusa una ventina di adunate in giro per l’Italia».

Cosa rappresenta per una Penna Nera?

«Racchiude la storia personale perché ogni cappello è diverso da un altro. Io l’ho decorato con due medaglie al valore militare che per me hanno un enorme valore affettivo. Quella più antica risale alla Grande Guerra perché mio nonno paterno ha combattuto durante la battaglia di Vittorio Veneto mentre con la seconda fu decorato mio nonno materno durante la Seconda Guerra Mondiale».

Ci racconta come ha fatto a perderlo?

«In Galleria durante la cerimonia sono certo di averlo avuto in testa. Poi ho dovuto prendere la metro perché volevo andare a vedere, con mia moglie, il Castello Sforzesco e l’ho messo in una borsa… Ho fatto una sciocchezza perché ogni Alpino sa che il cappello si porta solo in testa».

Perché allora lo ha tolto?

«Perché sono alto un metro e ottantacinque e in metropolitana rischiavo di farmelo schiacciare dai sostegni. Lo smarrimento risale al mio viaggio in metro attorno alle 17,30 tra Cairoli e Centrale dove mi aspettava il treno per casa. Ho preso la linea rossa e poi la linea gialla per arrivare nella stazione ferroviaria. Lì mi sono reso conto di non averlo più con me».

E che ha fatto a quel punto?

«Ho seguito con mia moglie il percorso a ritroso sperando nella fortuna. Ma non l’ho trovato. Allora mi sono rivolto a un addetto dell’Atm che mi ha dirittato all’Ufficio Oggetti Rinvenuti in via Friuli. Non ne sono venuto a capo. E neppure ho risolto con un appello accorato su Facebook. Il post ha avuto tante condivisioni ma il cappello non è uscito fuori. Spero che Il Giorno faccia il miracolo e chi lo ha per caso trovato lo riconsegni all’Ufficio Oggetti Ritrovati o contatti la vostra redazione…».